In memoria di Fulvio, fondatore del sito.
Lascia qui un ricordo o un pensiero
Ripeto qui il messaggio inserito già ( erroneamente ) su "Sondaggi - Non ho parole" , perchè ritengo doveroso darne la massima pubblicità e diffusione. Agli intransigenti (?) " moderatori " chiedo comprensione e... tolleranza ( verso di me troglodita internettiano! ).
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Ho ricevuto da un'amica ( un po come lo siamo anche noi ) di sostumori la lettera che inserisco esterefatto e perchè chiunque possa farne buon uso.
Antonella ha perso di recente il compagno e non riesce ancora a farsene una ragione per il comportamento disumano della indifferente oncologa che ha sentenziato a tutti e due, lei ed il compagno, la imminente fine.
Indignatevi e non solo!
Ferdinando
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Buongiorno
Mi chiamo Antonella Sartor e vivo a Venezia.
Scrivo questa lettera rivolta non solo ai cittadini ma anche alla categoria degli oncologi che purtroppo molto spesso usano un comportamento anomalo nei confronti dei parenti e dei pazienti. Lo Stato stesso dovrebbe far fare a loro un corso di psicologia comportamentale prima di inviarli alla professione.
Purtroppo il marito e’ morto da poco di cancro al retto e quello che io voglio evidenziare in questo scritto e’ l’atteggiamento avuto nei nostri confronti da parte di un’oncologa che ben conosceva la mia situazione psicologica avendole inviato una lettera a Natale rendendola perciò edotta del mio stato emotivo.
Condanno comunque la diagnosi catastrofica fatta al telefono (si suo marito e’ peggiorato, sta morendo, si sta spegnendo) togliendoci la speranza giacché fino a che c’è vita c’è speranza e quindi la serenità che ci poteva unire fino alla fine. Invece nel marito ho visto solo un grande odio verso la dottoressa (che non ho mai visto prima in lui in 22 anni di convivenza) provocato dalla telefonata (lui sapeva tutto ma ha condannato l’atteggiamento a dire poco menefreghista, tanto siamo solo dei numeri per loro: se guarisci bene un punto in più a loro favore, altrimenti eliminiamo i pazienti refrattari ai farmaci chemioterapici…lasciandoli ad altre strutture). Gli ultimi 12 giorni sono stati per me e per lui a dir poco penosi poiché si era chiuso in se stesso e addirittura non mangiava più provocandosi perfino il vomito per un verdetto telefonico.
Non sarebbe stato più semplice dire: Si, si è aggravato ora lo facciamo ricoverare e lì lo cureranno ecc. Perché essere così brutali ed insensibili ai vari gridi di aiuto???
Ecco perché invito lo stato, la regione a fare in modo che il telefono serva solo per fissare appuntamenti incluse le diagnosi dirette, ma direi cautela anche in questo, e non a giustificarsi aggiungendo ‘MA IO PENSAVO AVESSE SUPERATO LO SHOCK’
Quale shock avrei dovuto superare dopo 2 mesi??? Non si superano nemmeno dopo 20 anni certi shock specialmente se riguardano la morte dei nostri cari (Per me il marito rappresentava ‘l’amico, amante, padre, fratello, marito in una unica parola TUTTO). Attualmente non sto con le mani in mano a piangere, anzi sto aiutando pazienti all’ospedale che aspettano una carezza, un sorriso, ecc quello che mio marito non ha avuto lo sto offrendo io agli altri.
Per finire invito tutti a riflettere su questo grosso problema l’incomprensione e insensibilità di molti medici, non dovete mandarci da uno psicologo, ma diventatelo voi stessi prima, perché questa professione deve essere veramente sentita e vissuta come tale e anche con grande sacrificio.
Antonella Sartor Deppi (Venezia 15 maggio 2007)