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Libri e divulgazioni scentifiche e non sul tema "Linfomi", più altre letture e siti consigliati
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#1 Messaggio da zena »

dal vecchio forum...

Ho pensato di aprire un grosso contenitore dove si possano mettere le recensioni dei libri che abbiamo letto e che vorremmo consigliare a tutti, anche letture non inerenti l'infame, non si deve pensare sempre e solo a quello, ogni tanto è meglio svagarsi un po'!!! Wink

Comincio io.

Il primo libro non è il massimo dell'allegria, ma per me è stato spunto di tante riflessioni, e spero che un giorno sia anche base su cui impostare alcuni "atteggiamenti" lavorativi.

Marco Venturino: "Cosa sognano i pesci rossi"

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Un viaggio di conoscenza di cosa è un reparto di terapia intensiva, visto dalla parte del medico e del paziente. Una storia attuale, che ci riporta a pensare alla sofferenza umana, al mondo ospedaliero, alle scelte terapeutiche, al conflitto che a volte i medici devono affrontare, l'umanizzazione del paziente, l'umanità e a volte la pietà. L'autore è un anestesista milanese che vive quotidianamente questa realtà e che ha saputo, e aggiungerei ha avuto la forza, di raccontare al "mondo esterno" cosa si vive in un reparto così delicato. Questa realtà io la vivevo tutti i giorni, era difficile e cercavo sempre di lasciarmela alle spalle appena uscivo dal lavoro. Leggere questo libro mi ha fatto tornare in mente tante storie che ho vissuto, tanti volti, tante riflessioni che ho fatto, tanti pazienti e tanti colloqui coi parenti. E' un libro duro, difficile, che fa riflettere seriamente, a volte si vorrebbe interrompere la lettura, certe descrizioni sono molto forti.
E' il racconto di un uomo ricoverato in terapia intensiva dopo un intervento chirurgico andato "non troppo bene" per un brutto tumore polmonare. Le sue condizioni cliniche sono disperate e le possibilità di uscirne sono nulle. Ma lui è ancora vivo, pensa e soprattutto si rende conto di dove è e cosa gli sta succedendo e che sta morendo lentamente. Ed è questo che è terribile. Nella sua vita di malato incontra un dottore, e le loro vite a questo punto sono intrecciate e per qualche tempo proseguiranno appaiate. Il paziente è il pesce rosso, incapace di esprimersi, può solo pensare, ma dipende in tutto e per tutto dagli altri, capace di provare dolore ma incapace di dirlo, capace di voler contatto umano, una persona che non vorrebbe essere commiserata, che non vorrebbe essere chiamato col numero del suo letto, che vorrebbe gridare "Io ci sono ancora, non sono solo un corpo attaccato alle macchine! Qualcuno venga qui e cerchi di dialogare un po', non lasciatemi solo con i miei pensieri"

Il libro viene narrato sia dal paziente che dal medico, e si sviluppa tutto intorno all'evoluzione del declino fisico del paziente. Ci sarà un interazione tra i due, solidarietà, voglia di vivere, attraverso emozioni, piccole gioie e grandi dolori.
Una storia terribile, dolorosa, molto forte, che però fa riflettere su cosa sia il senso della vita e fino a che punto sia corretto proseguire le cure, su cosa sia meglio per il medico e su cosa sia meglio per il paziente. Su come un paziente possa vivere un'esperienza così drammatica, i suoi pensieri, le sue sensazioni, i suoi bisogni. Su come anche una sola parola di un infermiera possa ferire o far gioire.

Questo libro io lo consiglio come un ottimo spunto di riflessione su vita e morte, sull'accanimento terapeutico e anche sull'eutanasia; mette in luce quello che pensa l'uomo-medico e quello che pensa (si, pensa) l'uomo-paziente; ci si trova davanti a una realtà che per molti è solo qui, per altri è vita quotidiana, per altri ancora è stata o sarà una parte della vita, purtroppo.

Qui c'è una recensione fatta da professionisti...meglio della mia!! Embarassed Laughing Laughing :
http://www.bol.it/libri/scheda/ea978880454533.html

Dall'incontro con Marco Venturino al Festival della Scienza di Genova:

A dispetto del titolo un po' surreale Cosa sognano i pesci rossi è un'opera prima di grande rilevanza, capace di smuovere nel profondo l'animo del lettore perché riesce a conciliare la riflessione "alta" sulla vita e la morte, con la descrizione della più spiccia e talvolta degradante quotidianità. A prendere alternativamente la parola nel romanzo di Marco Venturino, direttore della divisione di Terapia intensiva all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano, sono due coetanei quarantacinquenni. Il primo è Pierluigi Tunesi, amministratore delegato di una grande azienda che dopo un'operazione malriuscita viene ricoverato d'urgenza nel reparto di Terapia intensiva. Immobilizzato e reso muto da una tracheotomia, Tunesi si trova davanti il disincantato medico Luca Gaboardi. Sono loro, rispettivamente, "il pesce rosso", chiuso nel suo acquario di silenzio, e la "faccia verde" che si china su di lui per aiutarlo nella misura in cui il suo essere medico e uomo gli permette. Lo sconvolgente romanzo di Venturino dà per la prima volta parola all'umanità dei medici, alla loro impotenza di fronte al dolore altrui, alla difficoltà di lavorare in un luogo che, come lo stesso autore dichiara al pubblico intervenuto alla sua conferenza, "è una trincea". Venturino ha fotografato la realtà così com'è, senza filtro alcuno, descrivendo con profonda pietas e grande efficacia tanto la sofferenza della malattia, quanto la muta perseveranza di chi, medico o malato, crede e lotta per la vita. Il suo è un romanzo che, sfidando il tabù della morte, risveglia l'attenzione nei confronti del dolore, dando così luogo ad una necessaria presa di coscienza. In occasione del Festival della Scienza, abbiamo incontrato Marco Venturino per parlare un po' del suo libro e della sua figura di medico-scrittore:
"Le mie mani che manipolano corpi, violano recessi, inseriscono sonde e cateteri nelle integrità altrui hanno ben poco a che fare con la vita. La vita è un'altra cosa. Semmai io agisco sulla sopravvivenza, ma neanche questo è poi tanto vero." Il medico non ha più a che fare con la vita?
Non è esattamente così, ma in determinate situazioni limite di lotta per la sopravvivenza ci si dimentica un po' che cosa è la vita e si fanno quindi manovre offensive nei riguardi del paziente, manovre che magari non hanno neanche tanto senso. O peggio ancora hanno senso ma vengono fatte male e allora ci si dimentica della persona per limitarsi a perseguire unicamente la malattia.
A questo proposito nel romanzo si parla di accanimento terapeutico, ma anche della sterile ambizione medica che, se qualcosa va male, abbandona il paziente a se stesso…
Non dimentichiamo che il libro è un romanzo che racconta una storia e non un trattato. Al suo interno troviamo personaggi positivi e negativi, ma bisogna ricordarsi che sono esseri umani. L'ambizione nella medicina e nella chirurgia può essere una qualità negativa, può sfociare in accanimento terapeutico ma non è di per sé accanimento terapeutico. Questo significa non considerare l'uomo in tutte le sue dimensioni, ma trattarlo un po' come un oggetto per la propria carriera Non è tanto una critica alla medicina, è una constatazione di eventi che possono accadere perché alcuni medici possono avere queste caratteristiche. Perché i medici sono esseri umani.
Luca Gaboardi, il medico protagonista, si dibatte tra questi temi, ne soffre, ma non assume una posizione precisa, ne prende atto senza combattere. Dice spesso "Ma come faccio a sopportarmi?" Perché?
Non è facile ribellarsi alle cose che non vanno perché le situazioni sono più complicate di quello che sembrano. Prendiamo la figura del "chirurgo senza scrupoli" presente nel romanzo: sarebbe semplicistico definirlo un personaggio completamente negativo, perché, in realtà, è un bravissimo chirurgo e allora diventa molto difficile ribellarsi alla sua componente negativa. Non tutti poi hanno il coraggio e la forza di opporsi, l'atteggiamento di Gaboardi è l'emblema del venire a compromessi, che è purtroppo una regola che coinvolge tutti noi qualunque sia l'attività che svolgiamo.
Parliamo un po' di comunicazione: quella del medico nei confronti del paziente e quella invece nei confronti del parente. Pierluigi Tunesi vuole la verità, lo grida dentro se stesso, lo dice con gli occhi e con le poche forze che gli rimangono. Nessuno però gli parla onestamente delle sue condizioni è pietas o vigliaccheria?
Come sempre è un misto di entrambi gli aspetti. Talvolta si vuole non essere duri o non si ha il coraggio dire a una persona che deve morire. Bisogna avere maturato una consapevolezza di sé e della propria vita molto forte per riuscirci. La realtà è sempre variegata e quindi ci sono situazioni diverse, come nel caso di alcuni pazienti che sono i primi a non volere sapere nulla. Ma tra il medico che non vuole dire e il paziente che non vuole sentire esistono tutta una serie di sfumature, da cui si deduce che quello tra medico e paziente è il rapporto più difficile che ci sia.
Proviamo invece ad analizzare il rapporto tra medico e parente: i familiari dei malati attribuiscono ai medici il ruolo di stregoni, di entità superiori capaci di portare la guarigione, di aggiustare ciò che è rotto. Ma spesso, durante il decorso della malattia, è il parente il primo ad accorgersi che il proprio caro sta peggiorando. E il medico non ascolta. Clara, la moglie del suo protagonista, capisce che il marito sta perdendo il contatto con la realtà, ma nessuno la sta a sentire.
Le dirò di più, per una certa parte dei colleghi il parente è un fastidio per diversi motivi: perché lo vede come il portatore di possibili procedimenti giudiziari e perché il medico si trova a dover svelare la sua ignoranza, confessare di non avere una risposta precisa, cosa che per un medico non è assolutamente tollerabile. In terzo luogo i parenti sono un fastidio perché il medico è un essere umano e in ogni essere umano c'è una grossa componente di pigrizia per cui qualunque cosa prolunghi l'attività diventa una seccatura. Tutto ciò fa sì che il rapporto tra medici e parenti sia molto difficoltoso. Poi bisogna anche considerare che si sono situazioni di familiari assillanti, che non vogliono capire. Anche in questo caso la realtà è molto variegata. Ciò di cui bisogna rendersi conto è che si ha a che fare con un uomo, con i suoi affetti e con la sua speranza e questo spesso tendiamo a dimenticarlo.
Luca Gaboardi, cinico e disincantato, parla a un certo punto di "imbarazzo emozionale". Può chiarire questo punto?
Non è nient'altro che l'inadeguatezza che l'individuo prova nei confronti del dolore dell'uomo.
E' sempre Gaboardi in quell'occasione a rivolgere al suo collega entusiasta e pieno di buone intenzioni una domanda: "Ci siamo spinti troppo avanti e tornare indietro non è più possibile. Ma ha senso tutto questo?"
E' davvero complesso stabilire dove ci si deve fermare. Anche dell'argomento eutanasia se ne parla spesso a sproposito: in tanti anni di lavoro non ho avuto neanche una richiesta di eutanasia, anzi semmai la richiesta è sempre quella di andare oltre, tentare l'intentabile, sia da parte dei pazienti sia da parte delle famiglie. Sapere dove e quando fermarsi è la cosa più difficile perché la medicina va avanti, ma l'uomo continua a rimanere mortale.
Il ritratto è impietoso eppure, per chiunque abbia avuto esperienze del genere, assolutamente realistico: non sarebbe opportuno sostituire al necessario cinismo dei medici quella compassione necessaria ad accompagnare il paziente nel suo percorso?
Assolutamente si. La missione del medico è quella di curare, che significa prendersi cura del paziente nella sua totalità. Guarire invece è un'altra cosa. Avremmo bisogno di uno psicologo fisso a terapia intensiva, non tanto per i pazienti, quanto per gli operatori. E comunque non potrebbe mai sostituire la compassione.

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#2 Messaggio da zena »

sonia

MessaggioInviato: Mar Ago 08, 2006 1:10 pm


Anche io vorrei consigliare un libro scritto da una ragazza poco più che ventenne che ha dovuto affrontare un ictus e ha tirato fuori una tale forza d'animo a dispetto dei medici che la vedevano ormai invalida per tutta la vita.
Questo libro non è scritto in chiave triste come dovrebbe essere,ma oltre a mostrare un gran coraggio e una voglia di vivere è anche divertente.
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Riporto la recensione:
Questa storia ha inizio in un banale mercoledì di novembre del 2003. In una di quelle sere da cui non ci si aspetta nulla di speciale e in cui anche una festa di compleanno può diventare un evento eccezionale.
Ed è proprio per una festa che Lisa, appena ventunenne, si prepara, sperando di sfuggire alla monotonia di una buia giornata autunnale. Bella, come tutte le ragazze della sua età, fa la modella per la pubblicità e l'hostess durante i congressi. Ama la vita, e ciò spiega il suo soprannome, "Lisa Festa", che si è guadagnata grazie alla sua solarità, dote a cui non rinuncia per animare la serata di cui è protagonista.

A volte la gioia di vivere ci nasconde il fragile equilibrio su cui ci reggiamo. Lisa cena, poi scende in pista e le luci, la musica, le voci del locale in cui sta festeggiando sembrano renderla eterna. Ma ad un tratto tutto si ferma. Un ictus inatteso la colpisce, lasciandola incapace di muoversi e di parlare. Sono istanti di panico: l'ambulanza, il viaggio in ospedale, la difficoltà della diagnosi. Tutto è oscuro, come quel cielo di novembre che non le lascia speranza. Fino a quando una dottoressa, pensando che lei sia incosciente, comunica ai familiari che sarà destinata a rimanere invalida a vita. Nessuno sembra crederci. Lei, l'inarrestabile Lisa, confinata per sempre nello spazio angusto e immobile di una sedia a rotelle. È un'assurda contraddizione. Ma intanto la ragazza non può parlare né muoversi.

Qualche tempo dopo la giovane pronuncia le prime, minime parole: "Si, No, Miami"; quest'ultima dovuta al suo recente viaggio negli States il cui ricordo è ancora troppo vivo per essere cancellato dalla malattia. Proprio queste parole costituiscono il primo atto della sua lotta con quella forza che, indolore, la incatena. Contro ogni previsione medica, infatti, sta cominciando a reagire. La sua volontà si fa strada in lei permettendole di sfidare qualsiasi diagnosi.
Dimessa dopo ventitrè giorni di terapia intensiva dall'ospedale di Vicenza, Lisa comincia la sua odissea tra vari centri fino ad approdare alla clinica Hildebrand di Brissago, in Svizzera.

Qui inizia la riabilitazione. Tra una copia di Cosmopolitan e l'altra, Lisa sogna l'alta moda, pur costretta com'è in enormi pigiamoni poco femminili che ironicamente definisce "ammazza-desiderio". Nonostante la fatica degli esercizi cui ogni giorno si deve sottoporre, trova anche il tempo di portare avanti, per un po', una storia tragicomica con un ragazzo che condivide la sua stessa sorte. La sua energia travolge i suoi compagni di stanza e tutti coloro che hanno la fortuna di conoscerla. Pian piano passa l'inverno. Ma a cambiare non è solo il clima.
Circondata da familiari e amici Lisa a poco a poco riprende possesso di sè. Prima riacquista il controllo dei suoi arti. Poi ricomincia a camminare da sola, anche se con molte difficoltà. La terapia procede e la ragazza viene restituita gradualmente alla sua vita di sempre: l'università, le uscite con gli amici, riuscire a portare di nuovo i tacchi a spillo e, soprattutto, tornare a fare l'amore dopo quattro mesi di distacco dal proprio corpo, rappresentano per lei i traguardi più importanti. Che riesce a raggiungere quasi miracolosamente, nello stupore generale.

Oggi Lisa ha 23 anni e tutto il diritto di guardare con fierezza chi l'aveva data per spacciata. Chi anche un solo istante, non conoscendola, aveva messo in dubbio la sua capacità di rinascere. La sua avventura, per quanto negativa, le ha lasciato in dono la possibilità di vedere le cose sotto un'altra luce. È grata alla vita e per questo ha deciso di regalare ad altri il suo coraggio pubblicando un libro in cui narra la sua storia: "Si, No, Miami" edito da Mondatori. Qui ripercorre la sua esperienza, con un occhio al passato ma, soprattutto, concentrata sul futuro. Insegnandoci che nella nostra esistenza nulla può essere dato per scontato, nulla è impossibile. Basta volerlo

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#3 Messaggio da zena »

sonia

MessaggioInviato: Mar Ago 08, 2006 2:02 pm

Vi consiglio anche i libri di Fabio Volo,in particolare l'ultimo:
"Un posto nel mondo"
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Recensione:
Michele ha un amico, Federico. Uno di quegli amici con i quali dividi tutto: l’appartamento, la pizza e la birra, ma anche i sogni e le frustrazioni, le gioie e i dolori, e qualche volta le donne.
Un giorno Federico decide di mollare tutto e partire. Stanco della vita monotona di provincia, se ne va alla ricerca dell’altra metà di sé. Michele invece resta. Quando torna, dopo cinque anni, Federico è cambiato. Ora è sereno, innamorato di una donna (Sophie) e della vita.
Sembra una storia a lieto fine, ma non è così. Federico all’improvviso riparte, stavolta per un viaggio molto più lungo. Ritornerà (a sorpresa) nascosto dietro gli occhi di una bambina, Angelica.
Le vicende di Michele, Federico, Francesca e Sophie sono quelle di un gruppo di giovani alla ricerca del loro posto nel mondo.
In questo nuovo libro Fabio Volo mette insieme le vite dei protagonisti come i pezzi di un puzzle, scegliendo ancora una volta l’universo femminile come codice d’accesso.


P.s.:gli altri libri di Fabio Volo :
"E' una vita che ti aspetto"
"Esco a fare due passi"

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#4 Messaggio da zena »

francesca

MessaggioInviato: Mar Ago 08, 2006 4:54 pm

Che bella idea questo spazio!!!!
Ne approfitto subito per segnalarvi alcuni libri che ho letto e ho trovato molto belli.


Immagine"Il profumo" di Patrick Suskind

Recensione: "Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell’epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte, ecc., oggi è caduto nell'oblio. non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori." Questo l'incipit dello splendido, avvincente, visionario romanzo di Süskind ambientato nella Francia illuminista, nell'epoca dei lumi, nell'epoca in cui però grandi città come Parigi si andavano sviluppando ed estendendo come una malattia, come un'infezione, accompagnate dal fetore di un'umanità accalcata, batterica, maloelente. Il protagonista Grenouille viene alla luce nel più puzzolente luogo della più ammorbante delle città di Francia: il Cimetière des Innocents di Parigi, nelle cui fosse comuni da secoli venivano sputati come semi d'anguria decine di cadaveri al giorno. L'impatto col mondo colpisce in pieno naso Grenouille come un pugno, mentre inspira aria per emettere il suo primo vagito: quel concetrato di mefitici odori lo sconvolge, fa gridare ogni singola cellula del suo corpo deforme, ricurvo come se le sue ossa già si aspettassero il peggio dalla vita. Ma questo approccio con l'umanità gli lascia in eredità un dono raro, inestimabile: un olfatto finissimo, quasi chirurgico, in grado di percepire e catalogare qualsiasi nota di odore in un soffio di vento. Testardo e motivato, una volta cresciuto, decide di inseguire il suo sogno: diventare il più grande profumiere di tutti i tempi creando l'essenza perfetta. E da qui parte il viaggio miracoloso di Süskind al seguito della sua fantasia, sulle tracce di Grenouille: da Parigi alla Provenza, per poi rinchiudersi sette anni in una grotta sul massiccio dell'Auvergne per isolarsi dall'odore del mondo, in una sorta di ascesi olfattiva, per poi tornare sui propri passi e creare quel profumo che gli permetterà di soggiogare a sè l'umanità. Un viaggio folle, ma di lucida follia, di genialità malata che permetterà a Grenouille di individuare i 25 ingredienti per l'essenza perfetta. Una storia affascinante, sordida, condita di omicidi e rocambolesche fughe che sfocia in un finale splendido, coronamento e fine dei sogni del protagonista.

ImmagineLa ragazza dall'orecchino di perla di Tracy Chevalier

Recensione: Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città… Griet, la giovane figlia di uno dei decoratori di piastrelle più rinomati di Delfi - privato, per un incidente, "degli occhi e del lavoro" - è in cucina, intenta a sistemare, com'è solita fare, le verdure tritate (cavolo rosso, cipolle, carote, rape e porri ordinati splendidamente a cerchio e, in mezzo, una rondella di carota), quando ode voci decisamente insolite nella casa di un modesto decoratore… voci che suggeriscono "immagini di tappeti preziosi, libri, perle e pellicce". Sull'uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e un'espressione ferma sul volto lungo e spigoloso, e una donna - piccoli ricci biondi, sguardo che guizza qua e là nervosamente - che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il celebre pittore, e sua moglie Katharina, gente ricca e influente, proveniente da vicino, dal Quartiere dei Papisti, eppure lontanissima da Griet e dal suo mondo.
Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla voce della madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell'atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla.
Romanzo che ci conduce con straordinaria precisione là dove l'arte è divisa dai fantasmi della passione soltanto da una linea sottile - tra Vermeer e Griet, l'artista e la serva, l'amato e l'amante, l'uomo potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e la sua innocenza, si stabilisce un'intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non dette -, La ragazza con l'orecchino di perla ci offre anche alcune delle pagine più felici, nella narrativa contemporanea, sulla dedizione e sul coraggio femminile.
Griet è invisa a Katharina, gelosa della sua intima relazione col marito, è costretta a subire i rimproveri di Maria Thins, la suocera del pittore, a sfidare tutte le convenzioni dell'epoca, e tuttavia non cessa per un solo istante di ubbidire all'amore per l'arte e alla passione che la muove. Gesto inaudito per la morale del tempo, poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto di Vermeer (La ragazza col turbante) che è giunto fino a noi, e non cessa di stupirci per l'enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto.

Immagine"La dama e l'unicorno" di Tracy Chevalier
Recensione: Nella Francia del Nord del XV secolo, Jean Le Viste, uno degli uomini più in vista della corte, commissiona al celebre artista parigino Nicolas sei arazzi per il suo castello. Quando Nicolas si reca al castello di Jean Le Viste, si imbatte nella figlia e nella moglie di costui: Claude e Geneviève de Nanterre, che lo colpiscono per la vastità dei loro interessi, per la delicatezza dei modi e l'armonia e la bellezza del loro aspetto. Nel disegnare l'opera, Nicolas non può fare a meno di trasporvi non soltanto il fascino, ma anche i pensieri più riposti, e a lui soltanto noti, delle due donne.
Nel romanzo che l’ha resa famosa, La ragazza con l’orecchino di perla, aveva raccontato la nascita di un noto quadro del pittore olandese Johannes Vermeer; in questo suo nuovo libro Tracy Chevalier torna a indagare, tra realtà e fantasia, la genesi di un capolavoro dell’arte europea: una serie di arazzi medievali oggi conservati nel Museo di Cluny a Parigi. La scrittrice americana si conferma grande maestra nella narrazione di vicende ambientate nel lontano passato, inventando una trama appassionante, in grado di coniugare l’amore per l’arte, la forza del sentimento e il fascino sottile della ricostruzione storica.
Con stile elegante e coinvolgente, La dama e l’unicorno fa rivivere i fasti, i sogni, le speranze, le difficoltà e le bassezze di un’epoca e dei suoi protagonisti. Tutto ruota attorno agli arazzi del ciclo denominato La dama e l’unicorno: sei opere realmente esistenti che riproducono lo stesso tema (la seduzione del mitico unicorno da parte di una bellissima fanciulla) rappresentato da punti di vista diversi. Il fitto mistero che, nonostante numerosi studi e interpretazioni, aleggia ancora oggi attorno a questi preziosi tessuti offre alla scrittrice un valido spunto per intessere un romanzo corale, che ha per protagonisti l’immaginario autore delle figure degli arazzi, Nicolas des Innocentes, le dame che l’hanno ispirato e gli artigiani di Bruxelles, esecutori dei manufatti.
È un giorno della Quaresima del 1490: a Parigi, Nicolas, pittore di insegne e miniaturista conosciuto a corte per la sua mano ferma e nelle taverne al di qua della Senna per la sua mano lesta con le servette di bell’aspetto, riceve dal potente signore Le Viste un incarico che cambierà per sempre la sua vita. Dovrà dipingere grandi scene della battaglia di Nancy per la realizzazione di arazzi destinati ad abbellire le pareti della residenza del suo ricco committente. L’artista accetta subito l’offerta, che gli assicurerà cibo sulla tavola per settimane e notti di bagordi, ma non saranno cavalli intrecciati a braccia e gambe umane, spade, scudi e sangue a ispirare la sua vena creativa, bensì delicate scene di dame eleganti e candidi unicorni, simboli della seduzione, della giovinezza dell’amore. Geneviève de Nanterre, moglie di Jean Le Viste, gli intimerà di cambiare soggetto, anche se in realtà saranno i sentimenti a guidare l’abile mano dell’artista. Travolto dalle passioni e dagli avvenimenti, che rivivono in una narrazione a più voci dal ritmo perfetto e incalzante, Nicolas immortalerà negli arazzi i volti delle quattro donne che contribuirono alla loro creazione: la triste Geneviève de Nanterre, la bellissima Claude, giovane figlia dei Le Viste, Christine du Sablon, fiera e abile tessitrice, e la sua dolce figlia Aliénor.

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#5 Messaggio da zena »

sonia

MessaggioInviato: Mer Ago 09, 2006 12:23 pm

sonia ha scritto: P.s.:gli altri libri di Fabio Volo :
"E' una vita che ti aspetto"
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Questo libro parla di Francesco, che non era felice e invece poi sì. Un ragazzo di oggi, con un lavoro stressante, storie di sesso con ragazze diverse, la difficoltà di comunicazione con i genitori, il rito delle canne e il mito dell'amicizia, quella vera. E che un giorno decide finalmente che così non va. E, con una buona dose di coraggio e tanta autoironia, affronta la depressione, l'ipocondria, il torpore esistenziale. In fondo è il percorso di molti ragazzi di oggi, delle nostre città, che si accorgono di esistere senza vivere davvero. Come se mancasse loro qualcosa.
La trama di per sè ricalca il percorso verso la felicità del protagonista : partendo dall'imparare ad amare se stesso, quasi come se il bambino che c'è in lui gli fosse stato affidato in cura, e fra i due ci fosse una sorta di patto d'amore, Francesco riuscirà ad approdare all'amore vero, non più spinto a stare con l'altra persona dalla voglia di placare la propria infelice solitudine, ma scegliendo di portare avanti una relazione perchè questa contribuisce a far diventare ancora più bella una vita che già di per sè è meravigliosa. Prima che di Ilaria, infatti, Francesco si innamora della vita. Questo libro è una speranza; proprio oggi che tutti,in piena depressione o crisi esistenziale, si affidano a farmaci, analisti et similia Fabio Volo lancia un suggerimento : forse il problema sta nel rassegnarsi ad esistere, precludendosi le gioie che derivano dal vivere, vivere a pieno.

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#6 Messaggio da zena »

gandalf

MessaggioInviato: Mer Ago 09, 2006 1:30 pm

Bella idea, Zena !!
Propongo 2 libri: il primo libro è un po "pesante" e parla della Shoa vista dagli occhi di un ragazzo: si intitiola "La notte" di Elie Wiesel e tra tutti i libri che ho letto sull'argomento è stato quello che più mi ha impressionato.

“Un giorno riuscii ad alzarmi, dopo aver raccolto tutte le mie forze. Volevo vedermi nello specchio che era appeso al muro di fronte: non mi ero più visto dal ghetto.
Dal fondo dello specchio un cadavere mi contemplava.
Il suo sguardo nei miei occhi non mi lascia più.”
Così termina il suo libro Wiesel e così termina anche il suo incubo, l’incubo di un ragazzo ungherese ebreo che passa dalla spensieratezza e dalla libertà alla tragedia nel giro di poco tempo.
Wiesel racconta lucidamente tutto ciò che gli accade intorno: il ghetto in cui sono costretti a vivere dopo l’arrivo dei Tedeschi in Ungheria e la presa del potere da parte dei nazisti, la deportazione ad Auschwitz sui vagoni pieni fino a scoppiare di persone, il loro arrivo a Birkenau, la selezione operata dai Tedeschi (in cui perse la madre e le sorelle), la marchiatura (come si fa alle bestie) che lo trasformò da Elie Wiesel in A-7713, la fame che ti attanaglia e che devi soffocare con una zuppa acquosa o delle bucce di patate, la trasformazione di un uomo in un animale costretto a lavorare in condizioni penose sotto acqua e neve, la marcia della morte da Birkenau a Buchenwald per sfuggire
all’avanzata degli Alleati, l’arrivo a Buchenwald e la morte dell’unica persona cara che gli era rimasta: suo padre.
Una storia che merita di essere letta e mai scordata poiché narra il più grande abominio che l’uomo del XX secolo abbia mai fatto.
“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.”


Il secondo è "Achille piè veloce" di Stefano Benni che ho letto nella sala d'attesa di Radioterapia.

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La creatività visionaria e l'abilità narrativa di Stefano Benni si scatenano in un nuovo romanzo che diverte, stupisce e commuove, trascinandoci in una dimensione allo stesso tempo fantastica e reale, animata da personaggi pieni di carattere e sentimento. La storia ha il suo fulcro nella strana amicizia tra due originali protagonisti, che con i loro nomi di ascendenza mitologica evocano un'atmosfera senza tempo e suggestioni epiche. Achille e Ulisse sono due eroi metropolitani, prigionieri di esistenze perdute, costretti a vivere, sull’orlo del fallimento e della segregazione, in un mondo allo sfascio e privo di riferimenti morali. La loro grande umanità avrà la possibilità di manifestarsi con vigore inaspettato solamente grazie a un legame straordinario, più forte di ogni convenzione sociale e di ogni paura.
Il fato, sotto le spoglie di una lettera misteriosa, sconvolge la pacata e inerte vita di Ulisse, scrittore in crisi che si guadagna da vivere lavorando per una piccola casa editrice, di proprietà dell'inetto Vulcano. La sua giornata, scandita dalle insistenti richieste di pubblicazione da parte dei più improbabili aspiranti scrittori e dalla lettura dei loro noiosissimi «scrittodattili», è illuminata solo dall'amore per la solare Pilar, giovane bellezza latina, nonché novella Penelope, unica ancora di salvataggio in un mare di forte irrequietezza sentimentale, minacciato dalle arti seduttive femminili, in primo luogo quelle di Circe, segretaria tentatrice. Il messaggio anonimo è opera di Achille, un ragazzo malato e deforme che, per volere della madre iperprotettiva e del fratello fortunato, l'arrivista Febo, vive recluso in una stanza della sua vecchia casa, inchiodato davanti al computer che usa per comunicare. Achille chiede un incontro. Ulisse accetta e scopre un giovane dall'intelligenza acuta, che, nonostante il forzato isolamento, ha saputo sviluppare una natura colta, vitale, curiosa e impudica. Tra i due si instaura presto un’assoluta complicità alimentata dei racconti di Ulisse, che Achille ascolta avidamente e poi trascrive, o meglio trasfigura letterariamente, dando vita a una storia nella storia. I due, tra fiera serietà e cameratesco umorismo, si ritrovano a combattere insieme una grande battaglia, intrisa di interrogativi, gesta e intenzioni, fino alla conclusione amara ma illuminante e liberatoria.
Ancora una volta Stefano Benni stupisce per la sua capacità di raccontare i grandi temi della vita con uno stile lieve ed ironico, ma a tratti anche crudo e diretto, che spinge a riflettere divertendo. E per la sua capacità di trasfigurare la realtà in un universo fantastico, rendendola ancora più vera.

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#7 Messaggio da zena »

francesca

MessaggioInviato: Mer Ago 09, 2006 3:56 pm

Visto che sono fuggita dalla spiaggia per un bel temporale...approfitto del rientro anticipato per scrivere in questo spazio..che mi piace molto!!!
Complimenti a Zena e Sonia per la bella ideona che hanno avuto!!!!

Dunque....

Immagine1984 di Georges Orwell.

Recensione: Per chi pensa che il "Grande Fratello" sia solo uno spettacolo televisivo, è giunta l'ora di leggere questo superbo romanzo.
Questo, più che un libro, è un monito al futuro.
A cosa può portare l’intolleranza, il totalitarismo, l’incomprensione, la bramosia di potere? Può portare al mondo creato in "1984". Un futuro dove un occhio sempre attento scruta tutte le nostre azioni, dove è proibito pensare qualcosa contro il Regime, dove i vocabolari anziché aumentare il numero di lemmi, di anno in anno si riducono di dimensioni per impedire che la parola, vero vettore del sapere, del progresso e della libertà, possa proliferare. Un mondo dove il pensiero è negato, e al suo posto è messo il bis-pensiero, il pensiero mutante, ondeggiante, vacuo e strascicato che insegue i dogmi del Grande Fratello, che cambia bandiera come neanche gli ignavi danteschi potrebbero.
Un libro immenso, che segna un’epoca, citato in tutti i campi per le sue trovate geniali.
Ma anche un libro triste, immensamente triste, scorato, svilente perché svilente è la sete di comando che domina un potere corrotto fin nelle idee, qual è quello presentato nel romanzo.

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#8 Messaggio da zena »

sonia

MessaggioInviato: Lun Ago 14, 2006 8:40 pm

Ho appena finito di leggere questo libro:
"L'ALCHIMISTA" di Paulo Coelho
Immagine

"Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose"

Impara ad ascoltare il tuo cuore: è l'insegnamento che scaturisce da questa favola spirituale e magica. Alle frontiere tra il racconto da mille e una notte e l'apologo sapienziale, L'alchimista è la storia di una iniziazione. Ne è protagonista Santiago, un giovane pastorello andaluso il quale, alla ricerca di un tesoro sognato, intraprende quel viaggio avventuroso, insieme reale e simbolico che, al di là dello Stretto di Gibilterra e attraverso tutto il deserto nordafricano, lo porterà fino all'Egitto delle Piramidi. E sarà proprio durante il viaggio che il giovane, grazie all'incontro con il vecchio alchimista, salirà tutti i gradini della scala sapienzale: nella sua progressione sulla sabbia del deserto e, insieme, nella conoscenza di sè, scoprirà l'anima del mondo, l'Amore e il Linguaggio Universale, imparerà a parlare al sole e al vento e infine compirà la sua Leggenda Personale. Il miraggio, qui, non è più solo la mitica Pietra Filosofale dell'Alchimia, ma il raggiungimento di una concordanza totale con il mondo, grazie alla comprensione di quei "segni", di quei segreti che solo è possibile captare riscoprendo un Linguaggio Universale fatto di coraggio, di fiducia e di saggezza che da tempo gli uomini hanno dimenticato.“

L’Alchimista” è una lettura assolutamente personale e privata, che parla ad ognuno di noi in maniera diversa a seconda delle nostre esperienze e dei nostri desideri.

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#9 Messaggio da zena »

zena

MessaggioInviato: Mer Ago 16, 2006 6:39 pm

Oggi durante la terapia mi son riletta un libretto che avevo preso quasi per caso da Feltrinelli...

Eric-Emmanuel Schmitt

"Oscar e la dama in rosa"
Un best seller in Francia e in Germania appena pubblicato in Italia che, una volta tanto, è veramente un piccolo capolavoro.
di Andrea Monda

“Non c’è un giorno, neppure di carcere o d’ospedale, che non porti una sorpresa, che non sia, controluce, una rete di minime sorprese”. Così Borges nel suo racconto, L’attesa, ma la frase potrebbe essere presa come morale del nuovo romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt, fortunato autore del recente Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano. Il nuovo romanzo, Oscar e la dama in rosa, dopo aver “sbancato” in Francia e in Germania esce finalmente in Italia dove avrà probabilmente lo stesso successo. Si tratta di un libro infatti lieve e profondo, per lettori di ogni età, un libro che, a partire dalla fiorita copertina, richiama l’atmosfera delle fiabe.

La morale quindi è quella di cui parlava Borges: tutto sta a trovare la rete di infinite sorprese che ogni giorno porta con sé, questo è il segreto della vita. Anche se si tratta di una vita d’ospedale. Oscar è un bambino di dieci anni e vive in ospedale. E’ un malato di leucemia e, come intuisce presto, allo stadio terminale. Nessuno glielo dice ma proprio questo glielo fa capire. Tutti mentono con lui a partire dal suo amico Bacon (chiamato impietosamente da Oscar così perché, poverino, è un grande ustionato: ma i bambini conoscono forse l’amore, non certo la pietà). Alla domanda, secca e diretta di Oscar (“perché non mi dicono semplicemente che morirò?”) Bacon “ha fatto come tutti all’ospedale: è diventato sordo. Se dici “morire” in un ospedale, nessuno sente. Puoi star sicuro che ci sarà un vuoto d’aria e che si parlerà d’altro”. Oscar invece è un bambino che vuole la verità e per questo, sin dalla prima pagina di questo diario-testamento ci mette in guardia dalla menzogna della letteratura: “scrivere è solo una bugia che abbellisce la realtà. Una cosa da adulti”.

Gli adulti di cui parla Oscar sono, in primis, i suoi genitori che lui considera dei vigliacchi, perché non hanno il coraggio di dirgli che presto morirà. Per fortuna c’è Nonna Rosa. Così Oscar chiama, a causa dell’età avanzata, la dama di carità che come molte sue colleghe francesi, col tipico camice rosa, assiste volontariamente i malati terminali. Nonna Rosa è per Oscar la Verità. Alla solita, spiazzante, domanda di Oscar Nonna Rosa risponde, col suo modo brusco che tanto fascino le procura: “perché vuoi che te lo dicono se lo sai già, Oscar?”. Felice di questo rapporto schietto, Oscar glielo spiega: “Ho l’impressione, Nonna Rosa, che abbiano inventato un ospedale diverso da quello che esiste veramente. Fanno come se si venisse all’ospedale solo per guarire. Mentre ci si viene anche per morire.” “Hai ragione, Oscar. E credo che si commetta lo stesso errore per la vita. Dimentichiamo che la vita è fragile, friabile, effimera. Facciamo tutti finta di essere immortali”.

Nella più famosa raccolta di favole del mondo, Le mille e una notte, la bella Sherazad per procrastinare la sua decapitazione, raccontava ogni notte al sultano una favola promettendo per la sera dopo una favola ancora più bella. Forse questa è l’immagine stessa della letteratura: l’uomo racconta storie per non morire, la letteratura come esorcismo e come eutanasia. Oscar, assetato di verità, questo non lo sa, ma lo sa il suo creatore, Schmitt, e lo sa soprattutto Nonna Rosa che infatti inventa per Oscar le storie più avvincenti (da giovane lei sarebbe stata una terribile lottatrice di catch) e inoltre suggerisce a Oscar di scrivere ogni sera una lettera a Dio. C’è un trucco nella richiesta di questo angelo in rosa: ogni giorno deve corrispondere a dieci anni, così la prima lettera riguarderà i primi dieci anni di vita, la seconda tratterà degli anni della giovinezza, dai 10 ai 20, nella terza Oscar racconterà del periodo dai 20 ai 30 anni così via fino all’ultima lettera, la dodicesima, quando Oscar avrà raggiunto i mitici 120 anni!

Il libro che si trova in mano il lettore è quindi una raccolta di lettere a Dio che il protagonista si è divertito a scrivere raccontandogli la sua vita, una vita intensa, piena di quella rete di sorprese di cui parlava il geniale e malinconico poeta argentino.

In questa vita concentrata in dodici giorni Oscar vivrà tutte le esperienze umane: si “sposerà” con la più belle delle pazienti del reparto, la tenera e silenziosa Peggy Blue, litigherà e farà la pace con quei “borghesi” dei genitori, fuggirà anche rocambolescamente dall’ospedale conoscendo il brivido dell’avventura e il calore di un Natale passato in una casa vera (quella di Nonna Rosa ovviamente). Oscar e la dama in rosa è un classico libro “natalizio”, nel senso più bello che questo termine possiede: è una storia sullo stupore che il mistero della vita porta con sé.
E’ un libro (che probabilmente diventerà presto un film come il penultimo dell’autore francese) che produce lo stesso effetto, di partecipazione e commozione, del capolavoro cinematografico di Frank Capra, La vita è meravigliosa. Solo che il procedimento è l’esatto opposto: all’adulto George Bailey, giunto al punto del suicidio, viene fatto vedere il mondo senza di lui per comprendere il valore della vita, mentre al piccolo Oscar, giunto al momento della morte, viene prolungato il tempo rimasto per riempirlo con tutta la vita possibile. E il miracolo riesce, grazie a quella fantastica magia tutta umana che è lo scrivere: “solo una bugia che abbellisce la realtà”.
Ho riportato il commento che ho letto appena preso il libro, prima di iniziarlo...tanto per sapere a cosa andavo in contro.

Le mie impressioni:
è un piccolo capolavoro di semplicità e dolcezza, un libro che ho ripreso e che credo rileggerò sempre quando sarò giù. Oscar è un esempio di serenità anche di fronte all'ineluttabile. La morte vista da un bambino ha un che di misterioso. Lui la affronta senza paura, e credo che mi aiuterà ad affrontare tutti i piccoli imprevisti che questa lunga strada che ho appena iniziato mi riserverà. Non mi devo demoralizzare mai, e devo cercare di essere sempre serena di fronte a tutto. :oops:

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#10 Messaggio da zena »

gandalf

MessaggioInviato: Lun Ago 28, 2006 5:29 pm
Vacanze è sinonimo di lettura:
durante le mie mi son letto un piccolo libricino veramente spassoso ... peccato per l'autore che di nome fa HODGKINSON :shock: letteralmente "figlio di Hodgkin" ...
non riesco a pensare a un insulto peggiore !!
Comunque il libro è veramente bello e un po' controcorrente rispetto allo stile di vita "occidentale".
"L'OZIO COME STILE DI VITA" di Tom Hodgkinson
Immagine


Uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro del dolce far niente. Tutti i potentati delle nazioni ricche e progredite hanno formato una santa alleanza per dare una caccia spietata a questo spettro: governi e industrie, giornali e televisioni, moralisti e bigotti. In un mondo dominato dall’etica del lavoro, dall’efficienza, da martellanti messaggi mediatici che ci incitano a fare, produrre, guadagnare, consumare, il non atto dell’ozio è diventato un atto sovversivo, rivoluzionario, una rivendicazione di individualità e indipendenza, un diritto che dobbiamo rivendicare. Ma, come diceva Oscar Wilde, «non far niente è il lavoro più duro di tutti». Con questo libro Tom Hodgkinson ci offre una guida preziosa alla nobile arte dell’ozio. È una guida ironica, colta, raffinata, spesso esilarante. Attingendo a una letteratura dell’ozio che è antica e prestigiosa, citando le opere dei suoi grandi cantori, da Bertrand Russell a Walt Whitman, da Robert Louis Stevenson a Friedrich Nietzsche, da George Byron al dottor Johnson, Hodgkinson ci conduce attraverso le ventiquattr’ore di una frenetica giornata del ventunesimo secolo per svuotarle da ansie, compiti e doveri e suggerirci ventiquattro differenti modi di oziare: passeggiare senza una meta, meditare, coltivare l’arte della conversazione, contemplare il cielo stellato, indulgere a piccoli vizi come il tabacco e l’alcol, trasformare il sesso da un exploit ginnico in un’attività rilassante, fare la siesta, sognare a occhi aperti... È tempo ormai che gli oziosi espongano apertamente le proprie ragioni al mondo intero, e che alla fiaba dello spettro dell’ozio contrappongano un manifesto del partito degli oziosi. Tom Hodgkinson lo ha scritto per noi.
Ultima modifica di zena il 9 dic 2006, 16:17, modificato 2 volte in totale.

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#11 Messaggio da zena »

Ospite

sonia ha scritto:
Ho appena finito di leggere questo libro:
"L'ALCHIMISTA" di Paulo Coelho
Per le vacanze ho scelto lo stesso autore.
Libro diverso: "Undici minuti"
Immagine
“Il mio obiettivo è comprendere l’amore.” Così scrive Maria, la protagonista del nuovo, sorprendente romanzo di Paulo Coelho, all’inizio del suo diario.
Maria è una ragazza del sertão brasiliano che, dopo aver incontrato un impresario teatrale sulla spiaggia di Rio de Janeiro, si lascia sedurre dal miraggio di una vita diversa.
Trasferitasi a Ginevra, sfumato rapidamente il sogno di lavorare come ballerina di samba, la ragazza, con l’ingenuo cinismo di chi non ha ancora conosciuto il vero amore, affronterà la vita come un’avventura, cercando di conoscere il mondo e l’anima delle persone attraverso la lente dei fugaci incontri che la sua attività le impone, finché un pittore non saprà aprirle le porte di una nuova consapevolezza.
Dall’autore di L’Alchimista, una sconvolgente meditazione sul sesso come strumento di conoscenza e di esplorazione di sé, un meraviglioso percorso di risveglio sensuale, emotivo e spirituale.

Qualcuno lo ha letto?? Non so se consigliarvelo.. dipende da
quanto facilmente vi imbarazzate perché è un po'... osè..
a momenti lo definerei erotico... e calcolate che lo ho letto
ad alta voce, con Paolo che ascoltava, in una spiaggia
abbastanza affollata Embarassed
Comunque non sembra assolutamente scritto dallo stesso
Coelho del libro citato da Sonia (che ho letto pure io).
Sempre di Coelho ho letto anche "Lo Zahir" ma l'ho trovato un
po' noioso... è rimasto nel cassetto con le ultime 5 pagine non
ancora
lette.

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#12 Messaggio da zena »

Tiziana

MessaggioInviato: Mer Set 06, 2006 9:52 am
Anonymous ha scritto:
sonia ha scritto:Ho appena finito di leggere questo libro:
"L'ALCHIMISTA" di Paulo Coelho
Per le vacanze ho scelto lo stesso autore.
Libro diverso: "Undici minuti"
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“Il mio obiettivo è comprendere l’amore.” Così scrive Maria, la protagonista del nuovo, sorprendente romanzo di Paulo Coelho, all’inizio del suo diario.
Maria è una ragazza del sertão brasiliano che, dopo aver incontrato un impresario teatrale sulla spiaggia di Rio de Janeiro, si lascia sedurre dal miraggio di una vita diversa.
Trasferitasi a Ginevra, sfumato rapidamente il sogno di lavorare come ballerina di samba, la ragazza, con l’ingenuo cinismo di chi non ha ancora conosciuto il vero amore, affronterà la vita come un’avventura, cercando di conoscere il mondo e l’anima delle persone attraverso la lente dei fugaci incontri che la sua attività le impone, finché un pittore non saprà aprirle le porte di una nuova consapevolezza.
Dall’autore di L’Alchimista, una sconvolgente meditazione sul sesso come strumento di conoscenza e di esplorazione di sé, un meraviglioso percorso di risveglio sensuale, emotivo e spirituale.


Qualcuno lo ha letto?? Non so se consigliarvelo.. dipende da
quanto facilmente vi imbarazzate perché è un po'... osè..
a momenti lo definerei erotico... e calcolate che lo ho letto
ad alta voce, con Paolo che ascoltava, in una spiaggia
abbastanza affollata :oops:
Comunque non sembra assolutamente scritto dallo stesso
Coelho del libro citato da Sonia (che ho letto pure io).
Sempre di Coelho ho letto anche "Lo Zahir" ma l'ho trovato un
po' noioso... è rimasto nel cassetto con le ultime 5 pagine non
ancora lette.

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#13 Messaggio da zena »

Sabrina

MessaggioInviato: Mer Set 06, 2006 10:37 am

Qualcuno conosce Catherine Dunne? E' un'autrice irlandese che scrive con molta delicatezza storie prevalentemente di donne. Ha scritto 5 libri, a mio avviso, tutti molto belli.
Quello che mi è piaciuto di più è La metà di niente.
Ecco la recensione:

Descrizione
Una mattina come tante nella cucina in disordine, nell'aria pungente di una Dublino ancora addormentata. Una mattina come altre quella in cui Ben decide di dire addio alla moglie Rose, ai suoi tre figli e a vent'anni di vita assieme. Rose non parla, non reagisce, non sa nemmeno cosa provare. Con questa scena si apre "La metà di niente", il felice romanzo d'esordio di Catherine Dunne, il diario lucido e drammatico di una donna che, di punto in bianco, si trova sola, senza soldi e con una famiglia da mantenere. Come in un album di fotografie, la nuova vita di Rose si alterna a flashback della vita passata, dei suoi sogni giovanili, delle sue illusioni romantiche sul matrimonio. Ma tra lacrime e disperazione, tra rabbia e sensi di colpa, Rose diventa forte.



E un'altra autrice che apprezzo molto è Susan Vreeland, che scrive storie prevalentemente legate alla vita di pittori.

Questa è la recensione del suo libro che mi è piaciuto di più:

La passione di Artemisia
"Quattordici maggio 1612". Nella sala di Tor di Nona, il tribunale papale, il notaio, un ometto avvolto di rosso porpora scuro, borbotta scrivendo con la sua penna d'oca. Due mesi, e per la prima volta non ha dipinta sulla faccia un'espressione annoiata, poiché oggi è l'atteso giorno del giudizio. Tra poco, l'Illustrissimo Signore Hieronimo Felicio, luogotenente di Roma e inquisitore di Sua Santità, farà il suo ingresso nella sala, si sistemerà sul suo alto scranno, si accomoderà la veste scarlatta in modo da sembrare più imponente e interrogherà la donna, la giovane artista per la quale mezza Roma è accorsa nelle sinistre aule dell'Inquisizione, mentre l'"assistente di tortura" le stringerà le ruvide corde della sibilla attorno alle dita.
Tra poco si saprà se corrispondono al vero le parole della denunzia che il padre della giovane ha sporto presso il papa Paolo V, parole che sono risuonate a lungo in ogni angolo della Città eterna e rimbombano ora nella mente di ognuno nell'umida e scura sala di Tor di Nona: "Agostino Tassi ha deflorato mia figlia Artemisia e l'ha forzata a ripetuti atti carnali, dannosi anche per me, Orazio Gentileschi, pittore e cittadino di Roma, povero querelante, tanto che non ho potuto ricavare il giusto guadagno dal suo talento di pittrice".
Appoggiato sul gomito, la barba e i capelli neri folti, in viso il colore e la durezza di una scultura di bronzo, l'accusato, amico fraterno fino a qualche tempo fa di Orazio Gentileschi, siede di fronte alla sua vittima e non cessa per un istante di fissarla con aria sprezzante…
Ambientato negli splendidi scenari della Firenze, Roma e Napoli seicentesche, popolato di personaggi storici come Cosimo de' Medici e Galileo, e arricchito di preziose descrizioni dell'ambiente artistico del XVII secolo, La passione di Artemisia narra della straordinaria avventura della prima grande pittrice celebrata e riconosciuta nella storia dell'arte: Artemisia Gentileschi, la donna che, in un mondo ostile alle donne, riuscì a imporre la sua arte e a difendere strenuamente la sua visione dell'amore e della vita.
Dramma dell'amore, della passione e dell'odio irrefrenabile, l'opera non è soltanto il romanzo di una donna che infranse tutte le regole del tempo per affermare la propria libertà, ma anche un'esplorazione, meravigliosamente scritta, del XVII secolo e del potere dell'arte.


i giudizi della stampa


Artemisia Gentileschi: la sua avventura di donna e di artista in "romanzo che è un'opera d'arte".
San Francisco Chronicle.

"Un'opera che avvince e fa pensare… Ritrae splendidamente un secolo e ci fa penetrare nell'anima di una donna straordinaria."
Margaret George

"Arte, denaro, potere, amore… Susan Vreeland dipinge uno splendido ritratto della più grande artista del Rinascimento."
Vogue


Ora invece ho iniziato Angeli e Demoni di Dan Brown, il suo Codice da Vinci mi è piaciuto, speriamo anche questo.

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#14 Messaggio da zena »

zena
MessaggioInviato: Gio Ott 26, 2006 8:35 pm

Ho appena finito di leggere un breve saggio, scritto da Ignazio Marino, un chirurgo "di fama", specialista in trapianti d'organo.
E' ancora possibile credere nella medicina come missione?testimoniare la propria fede nell'eseercizio della professione?Quale futuro attende i medici di domani, sempre più stretti da vincoli tecnologici e burocratici, sempre più distanti dal paziente inteso come persona?

http://www.internetbookshop.it/ser/serd ... 8806179802
Immagine
Credere nella scienza, nelle opportunità di curare le malattie, di restituire la salute. Credere nella medicina come missione, nella quale il medico mette le proprie competenze al servizio degli altri. Ma anche credere in un Dio e nella possibilità di testimoniare la propria fede nell'esercizio della professione medica. E possibile tenere insieme tutto questo? E possibile credere e curare? Ignazio R. Marino, da medico e da credente, si interroga sui limiti di una professione in piena crisi d'identità. Tra esperienze personali e riflessioni maturate in venticinque anni di lavoro sul campo, in Europa e negli Stati Uniti, Marino guarda allo smarrimento che sembra avere preso la medicina contemporanea.
Qui si trova anche un estratto del libro:
http://www.imagine.org/estratto_libro.pdf

e poi ditemi che non vi voglio bene... :lol: :lol:

i proventi della vendita di questo libro vengono devoluti a immagine ONLUS e destinati a finanziare progetti umanitari nel settore sanitario.

http://www.sismpa.it/urlo/index.php?pag ... ticolo=219

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#15 Messaggio da gandalf »

Mhhh, siccome qualcuno mi ha accusato (vero Tiziana :wink: ) di essere un ottimo lettore di menù gastronomici, volevo recensire uno dei 5 libri che mi
sono letto in viaggio di nozze (LIBRI e non MENU' :-D )
Si chiama "I Fantasmi di Pietra" di Mauro Corona

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Già la copertina ti avverte, col suo cupo catenaccio su un portone. I fantasmi di pietra di Mauro Corona è un libro diverso dagli altri. Viaggio-epitaffio nel paese natale perduto (Erto vecchia, risparmiata dall'onda del Vajont, ma egualmente tradita per un brutto abitato in cemento), questa dolceamara Spoon River in quattro stagioni di un mondo leggendario di bracconaggio, fatica e ribalderie spiazza completamente i lettori, rompe il cliché del coboldo Corona in nera bandana, vaticinante, spaccone e vagamente misogino, diviso fra tremende ciocche d'osteria e fughe temerarie verso le crode.

Siamo di fronte a un uomo nuovo, che ha visto la morte in faccia in un incubo sul far dell'alba, quando la notte è più buia. Un uomo insonne che apparentemente recita il de profundis di un mondo, ma in realtà racconta il proprio tramonto, la propria rovina, e la guarda in faccia senza paura. A Erto, con la Donna in Nero ci vivi da bambino: in un mondo come quello, pieno di ombre gesticolanti, i sogni diventano cose vive; le vecchie con i morti ci parlano ad alta voce. E poi, sulle dure Dolomiti d'Oltrepiave, la morte non è mai una cosa quieta. Non si muore quasi mai nel proprio letto, ma di ruzzoloni in montagna o di troppo vino, e a fare il conto non serve chiamare in causa la frana del Toc con la sua ecatombe.

Mauro e il paese perduto: stesso destino, stessa maledizione, stessa dannazione senza possibilità di fuga. «Attento a non diventare Andreis», avverte il conterraneo di Corona, Federico Tavan, attento a non diventare il mio tremendo paese a furia di passarci accanto. Ecco, Mauro Corona non fa più in tempo a non diventare Erto; lo è già diventato, non può più staccarsene, è obbligato a cercarvi fino alla fine lo specchio del proprio declino. Per questo il grumo di case con la fontana si dilata a dismisura, assume una dimensione ramificata, diventa enigma, metafora e raffigurazione del volto stesso dell'autore.

I silenzi, la cosa che inquieta di più sono i silenzi. La percezione netta che la fine, il collasso delle vecchie mura, è anticipato dalla fine delle voci. Niente più richiami, passi sul selciato, tintinnar di stoviglie dalle finestre, scoppiettare di camini, piallare del falegname. Solo i propri passi nel nulla, il tic tac del tempo che porta sempre all'inverno. Con in fondo un senso di colpa, l'oscura certezza che non sia stato affatto il Vajont a spazzar via quel mondo, ma altro. La frana è vissuta anzi come alibi, fuga dalla responsabilità di una diserzione, un po' come il terremoto in un Friuli che poi ha rinnegato se stesso nella ricostruzione.

Ha fatto di peggio il cemento, il signorsì dei valligiani alla deportazione, la subalternità cronica della montagna italiana rispetto al potere, l'astio e l'ignoranza che ha diviso le famiglie fino alla morte, l'incapacità di un mondo di coalizzarsi per non farsi travolgere, il disegno della politica di trasformare gli orgogliosi bracconieri in un popolo di assistiti. Nel viaggio di Mauro nel silenzio, persino gli alberi urlano la loro rabbia per l'epilogo di una storia tutta italiana, la vigliaccheria di una gente che ha lasciato crepare le proprie radici. Maledetti, urla Corona in tutte le pagine del libro, includendo anche se stesso nell'anatema.

Così lo scrittore che parla con gli alberi fa esattamente ciò che sa fare uno come lui, nato in un mondo di cultura orale. Va a caccia di voci. Sente risate di bambini scomparsi, scoppiettare di fuochi estinti, gocciolare di acquai abbandonati, suppliche e bestemmie incise sui muri, il battere instancabile del fabbro Giustin che ritorna, o il mormorio della Vecia de Or che prega una madonna dal volto di uomo. Quante voci può avere il silenzio. Ne abbiamo perso il conto nel nostro mondo pieno di rumore.
... accompagnarti per certi angoli del presente che fortunatamente diventeranno curve nella memoria.
Quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente, ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.

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#16 Messaggio da Sonia »

Immagine L'UOMO CHE CREDEVA DI NON AVERE PIU' TEMPO

Trama:
Isola di Nantucket, autunno 1972.
Nei fiammeggianti colori dell'estate indiana, due bambini stanno giocando in riva a un lago quando un cigno maestoso si posa ad ali spiegate sull'acqua. Affascinata, la piccola si sporge per carezzarlo, perde l'equilibrio e cade. Il suo compagno di giochi la vede muoversi sempre meno, intrappolata in una morsa di gelo, e si tuffa in suo aiuto. Riesce a spingerla in salvo, poi le forze gli vengono meno, qualcosa lo tira verso il fondo, e tutto si fa nero. Nero e freddo.
New York, ai giorni nostri.
Nathan Del Amico è uno degli avvocati più famosi della città. Ha fatto una carriera davvero invidiabile, che però ha pagato a caro prezzo: preso com'era dalla scalata al successo, ha lasciato che un vuoto si insinuasse tra lui e la moglie Mallory, l'unico amore della sua vita, e l'ha persa. Lei è tornata a San Diego dai genitori, portando con sé la piccola Bonnie, la figlia che Nathan adora e che ormai riesce a vedere così di rado. È un uomo solo, diviso tra il lavoro e i rimpianti. Un giorno riceve una visita inaspettata: un uomo che non ha mai visto prima, Garrett Goodrich, si presenta nel suo ufficio. È un medico di chiara fama, così sembra, eppure farnetica cose senza senso, sostiene di essere in grado di riconoscere le persone prossime alla morte, e di avere una missione da compiere. Scetticismo, incredulità, rifiuto, ribellione: Nathan passa attraverso tutte queste fasi ma, via via che le prove di quanto afferma Garrett si fanno inconfutabili - e spaventose -, si convince sempre più che quell'uomo, lungi dall'essere un pazzo visionario, è lì per lui. In una frenetica corsa contro il tempo, Nathan è costretto ora a rimettere in discussione tutte le sue scelte, a porsi domande troppo a lungo rimandate su quel che più conta nella vita, a riscoprire emozioni, persone e sentimenti ai quali aveva voltato le spalle. E la prima a cui chiedere perdono è proprio Mallory, l'unica donna che abbia mai amato e che potrebbe mai amare, se ancora avesse tempo... Con il ritmo serrato di un romanzo suspense e la delicatezza di sentimenti di una grande storia d'amore, "L'uomo che credeva di non avere più tempo" è una sapiente unione di emozione e mistero, un viaggio che squarcia il velo delle apparenze varcando i confini tra la vita e la morte, un percorso iniziatico all'interno di un uomo che ha sacrificato i veri valori sull'altare di false chimere. Musso, sin dalle primissime pagine a Nantucket, prende per mano il lettore e lo trascina in una cavalcata folle e inarrestabile verso un finale tanto inaspettato quanto commovente, lasciandolo senza fiato ma profondamente migliore. Forse proprio per questo il romanzo è stato osannato anche dai critici più severi, che hanno salutato la nascita di un nuovo, magnifico autore, ed è stato premiato dai lettori restando per mesi ai vertici delle classifiche dei libri più venduti in Francia.


Sicuramente una storia fuori dal comune, ma non per questo poco reale. Il messaggio del libro è grande,sta poi alla sensibilità di ogni singolo lettore coglierlo,o rimanere in superfice. Spesso sentiamo dire ''vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo'',e se davvero fosse l'ultimo? E se davvero riuscissimo a saperlo prima? Vivremmo davvero? Riusciremmo a capire in mezzo alla vita frenetica di oggi il vero valore di ciò che ci sta attorno? Il tempo è tiranno,e trascina via con se tutte le cose, e ciò che si può fare oggi,domani sarà già passato. Questo è il messaggio del libro,o se vogliamo ''il consiglio'':vivere. Vivere oggi,ora,fare ciò che si deve fare e soprattutto dimostrare alle persone a cui teniamo quanto sono importanti per noi. Un gesto,una parola,un abbraccio,le piccole cose che diamo per scontato e ''rimandiamo'',di questo è fatta la vita, ed è una sola,troppo corta forse,ma immutabile. Vivere come se fosse l'ultimo giorno...nostro o degli altri...più facile a dirsi che a farsi...ma di certo non impossibile.

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Ferdinando
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#17 Messaggio da Ferdinando »

Zena, complimenti e penso che diverrò presto un assiduo frequenta(t)tore dello spazio con proposte, segnalazioni, ricchi premi e cotillons (non guastono mai!).Tra l'altro il mio username,ma pensa un pò,è proprio carpe_diem come è inserito nel tuo http://www... Evidentemente era scritto ed io non mi ci sottrarrò, ma oggi mi limito ad un rapido passaggio perchè in altre faccende affaccendato, cioè sono alla scoperta di tutto quello che offre piccolipassi.info e la cosa mi è particolarmente faticosa perchè appartengo a quelli che pensano che l'informatica ed il suo profeta (il p.c.!) siano dotati di una propria intelligenza e,puntualmente, mi ci rompo la testa.Ma prima o poi ...beh,lasciamo perdere e arrivederci a presto.Ferdi(nando)
?!? Ci penserò...domani!

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Daniele
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#18 Messaggio da Daniele »

Penso sia molto carino questo libro appena uscito
"Ho il cancro e non ho l'abito giusto" di Cristina Piga



Roma, 29 mag. - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - 'Ho il cancro e non ho l'abito adatto' (Ed. Mursia) di Cristina Piga spiazza gia' nel titolo, come nella forma asciutta e pungente, ironica e disperata, per raccontare un pezzo di vita vissuta, diario di una ''insolita estate'' in cui all'autrice viene diagnosticato un tumore al colon.

Cronaca agrodolce di una donna che ha avuto il merito di ''superare una malattia difficile e drammatica - ha dichiarato all'ADNKRONOS CULTURA Gianni Letta alla presentazione del libro- con la forza dell'ironia e del coraggio e di aver dato agli altri, a tutti quelli che si potessero trovare nella medesima situazione la stessa ricetta: si puo' vincere il cancro, ci vuole molto coraggio, molta determinazione ma anche una buona dose di ironia''.

Scrivere come autoterapia per non dimenticare, per sconfiggere la paura che la malattia possa ritornare, per dimostrare a se stessi e a gli altri che la guarigione e' possibile. ''Raccontare la mia storia, ha detto l'autrice, e' servito a me, prima di tutto. Dopo quattro mesi dall'ultima Tac, per fortuna negativa, tutti sembravano aver dimenticato il mio tumore. Comprensibile, ma a volte e' proprio quando tutto sembra finito che cominci a sentirti peggio. Per questo ho avvertito il bisogno di scrivere''.
Cadiamo per imparare a rimetterci in piedi

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#19 Messaggio da gandalf »

Un bel libro per la nostra "libreria":


Immagine Due di due di Andrea De Carlo

"La prima volta che ho visto Guido Laremi eravamo tutti e due così magri e perplessi, così provvisori nelle nostre vite da stare a guardare come spettatori mentre quello che ci succedeva entrava a far parte del passato, schiacciato senza la minima prospettiva.” […] “Ho le mani in tasca e il bavero del cappotto alzato, e cerco disperatamente di assumere un atteggiamento di non appartenenza alla scena, anche se sono uscito dallo stesso portone e ho fatto lo stesso percorso faticoso solo un quarto d’ora prima. Ma ho quattordici anni e odio i vestiti che ho addosso, odio il mio aspetto in generale, e l’idea di essere qui in questo momento.”

Così Mario, l’io narrante di questo racconto, comincia a descrivere la storia della profonda amicizia che lo lega a Guido. Siamo a Milano, a metà degli anni settanta, anni in cui spira un vento rivoluzionario su molti paesi europei, anni caratterizzati da un aumento di ricchezza e di benessere, ma anche anni che portano alla crescita del divario tra classi sociali e all’accentuarsi del disagio e delle inquietudini soprattutto nei giovani. Ed è sullo sfondo delle proteste studentesche, delle manifestazioni, dei cortei, delle occupazioni di scuole e di università che nasce e si consolida l’amicizia tra due ragazzi profondamente diversi, ma con lo stesso bisogno di libertà, di evasione dal frastuono del mondo moderno, dagli schemi e dalle scelte “obbligate”.
Guido è carismatico, attira l’attenzione delle ragazze e la curiosità di chi lo circonda, anima le assemblee a cui partecipa con i suoi discorsi anticonformisti e anarchici, ha un modo particolare di comunicare e a volte di non comunicare. Mario ne subisce il fascino; dopo averlo conosciuto comincia a manifestare più apertamente i suoi desideri, cerca di mascherare la sua timidezza, si interessa alla politica e partecipa alle assemblee.
Guido decide di lasciare il liceo che non sopporta e comincia a viaggiare per il mondo alla ricerca di luoghi, cose e persone che lo rendano felice senza mai trovarne. Mario termina il liceo tra apatia, indecisioni e difficoltà di comprendere cosa fare della propria vita.
Mentre Guido viaggia tra Europa e Australia e America, Mario trova non senza difficoltà la sua dimensione. Decide di andare a vivere nella campagna umbra, lontano dalla ostile, grigia e rumorosa Milano. Qui riesce a placare le sue inquietudini, a costruire una casa, una famiglia e a lavorare con soddisfazione.

“Pensavo a quanto le nostre vite erano state diverse in questi anni, e anche simili in fondo, due di due possibili percorsi iniziati dallo stesso bivio.” Così si esprime Mario…

Due percorsi, due scelte, due avventure. Una straordinaria e indimenticabile amicizia che non viene distrutta dalla distanza, ma che continua ad alimentarsi con il trascorrere degli anni e nonostante i diversi modi di vivere e sentire.
Mi capita a volte di pensare a quanto sia prezioso un amico; a quanto sia di conforto in momenti disperati; a quanto possa comprenderti ed appoggiarti quando chiunque altro ti volge le spalle.
Un amico ha qualcosa di te, qualcosa che ti somiglia, ma è anche un tuo possibile modo di essere…

Forse il libro più bello di De Carlo.
... accompagnarti per certi angoli del presente che fortunatamente diventeranno curve nella memoria.
Quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente, ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.

Gigetta
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numble ..numble..

#20 Messaggio da Gigetta »

..........
Ultima modifica di Gigetta il 19 mag 2008, 13:17, modificato 1 volta in totale.

Gigetta
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*IDEUZZA..*

#21 Messaggio da Gigetta »

.......
Ultima modifica di Gigetta il 19 mag 2008, 13:17, modificato 1 volta in totale.

Zietta
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#22 Messaggio da Zietta »

Ciao a tuttti :-D
Volevo consigliarvi questo piccolissimo libro che si legge tutto d'un fiato e fa sorridere molto. Ideale per i momenti di attesa dove sognare non può far altro che bene. Qui sotto la recensione.
Ciao
Paola :wink:



L'inventore di sogni
di Ian McEwan


Un bambino sogna a occhi aperti e immagina di far sparire l'intera famiglia, un po' per noia e un po' per dispetto, con un'immaginaria Pomata Svanilina; oppure sogna di poter togliere al gatto di casa la pelliccia, di farne uscire l'anima felina e di prenderne il posto, vivendone per qualche giorno la vita, soltanto in apparenza sonnacchiosa; oppure sogna che le bambole della sorella si animino e lo aggrediscano per scacciarlo dalla sua camera...Fin dalle prime pagine di questo libro ritroviamo il consueto campionario di immagini perturbanti che sono un po' il "marchio di fabbrica" di Ian McEwan. Specialmente nella prima stagione della sua narrativa l'autore britannico ci aveva abituato a profondi e terribili scandagli nel microcosmo della famiglia, e in quei mondi chiusi e violenti i bambini e gli adolescenti giocavano sia il ruolo delle vittime e sia quello dei carnefici.Oggi McEwan ritorna sul luogo del delitto, ma lo fa con un tono e uno spirito completamente diversi, scegliendo il registro sereno e sdrammatizzante per definizione: quello del "racconto per ragazzi". Peter Fortune è un sognatore a occhi aperti, un bambino sempre tra le nuvole, che inventa avventure rocambolesche e fantastiche per sfuggire alla noia e alla normalità della sua vita. Gli 'aficionados' di McEwan si chiederanno allora che grado di parentela leghi Peter e i bambini perversi di "Fatto in casa" o gli adolescenti troppo adulti del "Giardino di cemento". La risposta potrebbe essere cifrata in quel cognome, Fortune, e nella famiglia che c'è dietro: una famiglia normalmente premurosa e severa, benestante. Ma, attenzione, anche se Peter è nato con la camicia, se avesse davvero la Pomata Svanilina, qualche volta...

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Sonia
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#23 Messaggio da Sonia »

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TIENIMI LA MANO


Trama
La vita di Glenys Carl viene sconvolta all'improvviso, e per sempre, per colpa di una telefonata nel mezzo della notte. Il figlio Scott, che si trova all'altro capo del mondo, ha avuto un tragico incidente e ora giace in coma in un letto ospedaliero. Mentre lotta per ottenere i documenti necessari per arrivare in tempo in Australia, Glenys non può immaginare che quella è soltanto la prima della tante battaglie che dovrà sostenere per salvare il figlio. Abbandonata a se stessa,lontana migliaia di km da casa e senza il denaro necessario per pagare le cure costanti di cui ha bisogno Scott,Glenys comincia a chiedere aiuto distribuendo in giro volantini per cercare volontari.....e la risposta a quella richiesta supererà ogni sua immaginazione.


Questo libro mi ha molto commosso....ma non perchè è triste,ma perchè fa capire quanto sia grande l'amore di una mamma,fa capire quanto una persona sia attaccata alla vita nonostante quello che di brutto può accadergli e quanto poi diventino importanti gli affetti e le piccole cose della vita,anche un abbraccio o un semplice sorriso....e quante persone sappiano "dare" in maniera incondizionata agli altri!

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Re: libri, libri, libri

#24 Messaggio da gandalf »

Natale si avvicina, e allora ... qualche spunto per i regali

Il primo libro è Aspro e Dolce di Mauro Corona

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Aspro e dolce si riferisce al vino e alle sbornie colossali che sono il motivo portante e il filo conduttore, vino ingurgitato in quantitativi da petroliera, come dice varie volte Mauro stesso, ma pensiamo di poter anche aggiungere che si riferisce al suo carattere e al suo spirito, rude, ma sensibile, forte ma mai cinico...

Qui non troviamo semplicemente la solita carrellata di umanitá sofferente, ma pur sempre dignitosa, delle altre opere, ma possiamo scorgere l'anima degli amici dei conoscenti, delle donne innamorate, di coloro che hanno lasciato una traccia nel cuore dell'autore, cuore, che a discapito di un'apparenza esteriore volutamente rude, é straordinariamente enorme.

Tra tutti i sentimenti descritti emerge, in modo prepotente, l'amicizia, vera religione dell'autore, disposto a giocarsi anche la ragazza piú bella e affascinante pur di di non rinnegare o abbandonare gli amici..., amicizia che parola rara di questi tempi ricordiamo le famose parole del Piccolo Principe:
" ...oramai gli uomini sono abituati a comperare tutto, ma poiché non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piú amici..."
mauro corona
Bella compagnia: Corona tra Marchi e Maestri e... la materia prima non è mancata!

Ritroviamo qui i mitici compagni di tante scorribande e avventure, che qui, corroborate da fiumi di merlot, cabernet e raboso, appaiono quasi incredibili ed esagerate: Carle, Cice Mela, Silvio, Vasyli, Sepp, l'Altro Carle sono alcuni dei condivisori di avventura, personaggi umili, timidi, ma di un'umanitá prorompente, una generazione amputata negli affetti dalla grande ferita del Vajont...

Sono episodi allegri, grotteschi, ma spesso commoventi, come l'episodio della lite e della zuffa con il padre, episodio che lascerá un segno e un rimorso indelebile nel pur apparente uomo di pietra.

Forse qualcuno troverá qualche ripetizione nei personaggi citati, certo é vero, ma sono sempre quelli che abbiamo giá incontrato negli altri libri, sono gli abitanti di Erto, di Longarone, di Cimolais e possiamo dire che più che di ripetitivitá possiamo parlare di familiaritá acquisita che intercorre tra personaggi e lettore.



Un altro è Castelli di Rabbia di Alessandro Baricco

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Sono sicuro che questa recensione creerà polemiche, una marea.
Sono sicuro che questa recensione troverà consenso, una marea.

In effetti è così, Castelli di Rabbia è un libro talmente tanto particolare che spacca il mondo a metà. Non è una lettura piacevole, così tanto per fare, che si lascia poi lì a metà tra il ricordo e il dimenticatoio.
O si ama, oppure si odia. Solo sentimenti estremi e intensi.
Inutile dire che se sono qui a recensire un romanzo a cui ho assegnato quasi il voto massimo, è perché io l’ho amato. E mi ha stupito pagina dopo pagina.
Descrivere lo stile di Baricco è la cosa più difficile che possa esistere, perché è mutevole, perché a ogni pagina c’è un autore diverso, un taglio nuovo, lessico e struttura in continua mutazione.
Tutto questo può slegare e lasciare disorientati, ma in Castelli di Rabbia crea un’atmosfera da far girare la testa (in senso positivo) e una storia buffa e strampalata si trasforma in frammenti di amore, illusione, speranza, sensualità , stravaganza…
Un romanzo che nonostate non sia eccessivamente lungo, riesce a racchiudere un’infinità di elementi.
E la perla del finale che invece di banalizzare (come sarebbe potuto accadere) valorizza ancora di più, congedando il lettore con un senso di meraviglia.
Non è il classico libro che vorresti leggere all’infinito (come una saga fantasy o un romanzo storico), ma un romanzo che deve essere terminato per chiudere il cerchio di meraviglia che apre all’inizio.
Un romanzo che senza la rapidità con cui si fa leggere e la necessità di finirlo, è nulla.
Troverete altrove pareri discordanti, me ne rendo conto.
Ma ogni recensione è soggettiva, dopotutto, e per noi è un capolavoro.


Buona lettura!
Giorgio
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Re: libri, libri, libri

#25 Messaggio da zena »

un libro che mi è stato regalato per tentare di scuotermi dallo stato in cui stavo andando a finire. Ero immobile, non camminavo, problemi neurologici vari e tanti pensieri sul futuro e su cosa potrò fare o non potrò fare. Ora va meglio, ma credo sia anche grazie alla forza che mi ha dato quest'uomo fantastico. Lui, medico oncologo, ha la SLA, la sclerosi laterale amiotrofica. Una malattia mortale, progressiva, brutta perché ti rende incapace di muoverti ma ti lascia le facoltà cognitive, quindi sai bene cosa sta succedendo e cosa succederà. Alla fine non si riesce a deglutire, e neppure a respirare.Lo si può fare solo con la ventilazione meccanica. Tralascio volutamente i discorsi etici riguardanti quest'ultimo punto, anche se sarebbe un argomento di discussione interessante ed appassionante.
In questo libro mi sono riconosciuta in molti punti, piccoli pensieri che lui ha fatto e che ho fatto anche io, che a lui concedono una vita serena, e spero anche a me (forse io devo ancora "farli un po' miei"!).

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Mario Melazzini
Un medico, un malato, un uomo: come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere.
Sto seguendo il mio sole, la speranza non mi lascia. Percorro la strada con lei, camminiamo mano nella mano. E le più piccole vittorie diventano grandi e fanno crescere la mia luce.

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Re: libri, libri, libri

#26 Messaggio da Sabrina »

Ho seguito alcune sue interviste in tv, una persona che non lascia indifferenti, ha una forza incredibile.
Noi, toccati dalla sofferenza, ci vogliamo un bene speciale (Anonimo)
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Il mio diario di bordo:
viewtopic.php?f=63&t=1357

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Re: libri, libri, libri

#27 Messaggio da Tiziana »

Entrambi molto toccanti. Personalmente mi sento di consilgiare più
"il cacciatore di aquiloni"

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Mi sono accorta che li aveva già segnalati Gigetta :oops:
Lascio il consiglio :wink:
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Re: libri, libri, libri

#28 Messaggio da Sonia »

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DIECIMILA DOLORI
L'autrice di questa autobiografia è Elizabeth Kim.
In questo libro racconta la sua tragica ed allo stesso tempo affascinante vita.
"Diecimila dolori" è un proverbio buddista, racconta che nella vita di ogni essere umano accadrebbero diecimila gioie e diecimila dolori.
Omma è la madre di Elizabeth, la quale nasce in un villaggio della Corea in cui le leggi religiose verso i comportamenti delle donne sono molto rigide, avendo come religione principale l'animismo.Ella però non condivide le idee religiose dei genitori e quindi fugge in città dove conosce un americano che se ne va quando scopre che lei aspetta una bambina.Omma è costretta a tornare in paese ma per la sua famiglia,Elizabeth,non è altro che una honhyol,un'"infamia vivente".
E con spietata determinazione quella stessa famiglia,per mano del nonno e dello zio,decide di lavare l'onta intollerabile,uccidendo la madre "peccatrice" e abbandonando la piccola "bastarda" in uno squallido orfanotrofio dove i bambini vengono trattati come bestie.
Quando finalmente viene adottata da una coppia di americani,che la portano con sè negli Stati Uniti,per Elizabeth si riaccende la speranza,ma quello che doveva essere il paese della felicità si rivela una nuova terribile prova!

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Re: libri, libri, libri

#29 Messaggio da Sailor »

Trovo la lettura una cosa meravigliosa che da' molto e fa' viaggiare con la fantasia.
Ho letto molti dei libri citati tra cui L'alchimista, bellissimo, undici minuti...meraviglioso, si e' vero, diverso dal genere ti coelho, quindi unico, lo zahir..PATETICO e noioso , l'ho letto in un momento no', e' l'unico libro che ho BUTTATO via..
Amo molto ORIANA FALLACI, UN UOMO e' un capolavolo, vita vissuta in una maniera incredibilmente da UOMO che credeva nei propri ideali,e pur sapendo a cosa andava incontro non ha mai smesso di lottare...mi ricorda qualcuno.... tra l'altro quest'uomo e' stato il compagno del nostra Oriana Nazionale.
PROFUMO : LETTO , gran bel libro

LETTURA CONSIGLIATA DEL GRAN GATTO : Carne e Sangue di MICHAEL CUNNINGHAM...bellissimo, l'ho letto in tre giorni parla di una famiglia greca che si trasferisce in america, vicendedi tre generazioni di questa famiglia , c'e' di tutto, molto realistico.

In piu' consiglio altamente per svagarsi e staccare il cervello, letture di fantasia, HARRY POTTER e' una specie di droga , specie i primi due...non smetteresti mai di leggere .
Ve lo dice una che non ama quel genere di lettura...

Per chi non lo avesse letto , Il codice da Vinci e' veramente avvincente.

In piu' anche se sarebbe una lettura da ragazzi, consiglio di leggere il PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint'exupery...e' piccolissimo si legge in un paio d'ore espreime dei valori bellissimi che forse si possono cogliere solo da grandi...vi faccio solo una citazione :
" l'essenziale e' invisibile agli occhi".

Un'altro libro che ho letteralmente divorato si chiama FOLLIA di Patrick Mcgrath , parla di un Amore appunto Folle e distruttivo ,e' tosto ma a me personalmente e' servito per capire quanto fosse sbagliata la mia relazione di allora.

Ragazzi ho letto tantissimo e non vorrei esagerare nel citarne altri..

Buona lettura a tutti !!

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Ferdinando
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Re: libri, libri, libri

#30 Messaggio da Ferdinando »

A PARTE IL CANCRO TUTTO BENE !

Ho letto tanto....per effetto collaterale o bisogno di sapere? Non lo so e, credetemi, non m’importa saperlo ma non appena digerito ( rassegnato? ) l’ospite mi ha preso un’incontenibile frenesia di conoscere il ...tutto sul cancro ed allora ho iniziato a cercare e leggere ....tutto ciò che ne parlava ( autolesionismo tipo facciamoci del male?). In particolare sono poi stato attratto ed ho consumato il ...consumabile di storie, racconti, esperienze oncodolorose dirette ( io o mio/a...) e indirette (altri... terzi.... ), storie romanzate, leggendo sia su siti, forum che acquistando libri il cui elenco sarebbe lungo. Ebbene, in ognuno di essi mi ci sono sempre - poco, abbastanza o molto - ritrovato e nessuna di esse “ storie ” mi ha deluso anche se diverse non mi hanno favorevolmente colpito, qualcuna mi ha procurato disagio, qualcun'altra fastido ed ancora una reazione...allergica, ma ciononostante non ho mai cessato di acquistare ciò che man mano veniva pubblicato e così è stato anche per il libro in oggetto, comprato il primo giorno di vendita, preannunciata su un’intera pagina del ( quasi, o no? ) più grande quotidiano italiano e recensito anche sul proprio almanacco dei libri ( un po come promozione ..domestica? ), un libro autobiografico di un proprio giornalista tumorato liquido ( mieloma ), insomma, purttroppo per lui, uno di “ noi ”.
Forse (o anche) per effetto del titolo e dell’indice ( 3 Uno; 15 Due; 27 Tre....e vai!) che sembravano " scherzosi " e, si sa che io li prediligo, ne inizio subito la lettura ma, ohibò, già dopo le prime pagine comincio ad avvertire , forse colpa della mia ipocultura mostruosa e formazione NON classico-umanistica , un senso di disagio e iniziale delusione. Intanto non mi ci ritrovo per niente e fin qui è colpa mia e ...“transeat” (siamo oltre 1.700.000 e non pretendo mica di avere il monopolio del sentire o di conoscere tutte le varie reazioni alla ...bestia). Istintivamente comincio però a saltare qualche rigo, poi qualche frase, qualche periodo e poi mi fermo a pag. 21 per non rischiare anch’io, di “...entrare nel mondo delle persone Down ”, anche se non lo conosco non deve essere piacevole, come lascia intendere l’autore ! E’ probabile, anzi è quasi certo, che sono io a non aver capito il senso della citazione e sono deluso per non trovato riscontro alle mie aspettative " scherzose " ma, visto che ho pagato mi fermo e, contrariamente al solito....il primo "...giorno più non vi leggemmo avanti " . Ho poi tentato e ritentato di riprendere a leggere saltando anche intere pagine di ricordi e di rivisitazioni del proprio passato non sul tema, e al capitolo (?) QUATTRO non ci capisco più niente ( ah, i miei limiti ...culturali) e continuo a sfogliare tanto per....voglio vedere dove ( come? ) va a finire !
Mi consento una considerazione non scherzosa: ho sempre pensato che tutti (ndr. i tumorati! ) sapessero che se il cancro se non c’ammazza subito, si “ remette ” o cronicizza nel qual caso bisogna, come la maggior parte di “ noi ” fa, conviverci e comunque ci cambia la vita o il modo d’intenderla ( valori, obiettivi, reazioni, ecc.). Nessuno però è in grado di (pre)dire se ci cambia in meglio o in peggio se non alla fine, cioè a " cose fatte " anche se il percorso per arrivarci può presentarsi altalenando (ansia-speranza, paura-coraggio, cioè instabile e mutevole sentire e reagire). Oggi ( ipocrisia o appiattimento su valori presuntamente condivisi? ) credo di aver conosciuto una diversa testimonianza su ciò che mi è sempre apparso un dogma per i conviventi loro malgrado ( meglio - peggio ) e che non mi ha consentito di terminare la lettura tutta d'un fiato come mi è capitato di solito. Forse ho troppe " deboli " certezze a fronte di una patologia devastante e dai risvolti imprevedibili e quindi per aver creduto che fosse una cosa diversa da quella che “ è ”, forte del mio sentire post-scoperta-cancro con l’insediarsi in me dell’egoaltruismo ( questo è per me e questo è per...voi!) ma mi conforta che siamo in tanti ( tumorati su tanti forum e libri !) e mi sento (autoassoluzione?) in buona compagnia, la nostra!
Ma la malattia non doveva rendermi più buono ( cambiamento in meglio! ) ? Forse ho predicato bene e razzolato male e sono stato “ cattivo ”: vuoi vedere che in fondo ha ragione l’autore, americanista incondizionato per merito di un ...elastomero (?) ed io sono diventato “peggio...re” di quello che pensavo che fossi? C’è soltanto un ma: chi sa com’ero? Che faccio un sondaggio anch’io come il cainano? E se poi mi va male? No, forse...forse non ne vale la pena, ognuno ha il diritto di sentire e scrivere ciò che vuole, a noi invece dovrebbe spettare quello di non leggere, ma ciò lo scopriamo però soltanto dopo averlo...acquistato e, che io sappia, nel settore non è ammessa la re...cessione !
Parafrasando il titolo di un altro libro sul nostro tema potrei ( dovrei? ) scrivere “ Il cancro mi ha reso più... cattivo!”.
P.S. Non mi capacito e quindi non m’arrendo, riapro e sfogliando velocemente giungo al cap. NOVE e leggo....cacchio che leggo! Comunque comincio a ritrovarmi, il contenuto non mi dispiace affatto, anzi: agnosco stilum (latinando...!). In breve quasi mi entusiasmo e mi ci ritrovo (...dulcis in fundo?) descrive la lotta, i risultati , l’appartenenza, le speranze, la politica, l’impreparazione professionale degli addetti (e nostra di allievi...pazienti!), insomma tutto ciò che noi tumorati, s’intende ciascuno a modo suo, va dicendo e scrivendo da sempre e percepisco un sentire che finalmente capisco, comprendo, riconosco. Annoto ancora: la celebrazione della giornata dello sterminio delle cellule tumorali (appropriatamente definita: giornata della dignità!) e l’insegnamento dell’educazione biocivica ( perché non ci ho pensato io? ), la politica che ci scopre, concorsi, ecc. Ed infine, ma non ultime, le lettere alla “Amatissima figlia” ( i figli, la nostra eternità!) pregne di umano e altruistico amore paterno che mi coinvolgono (..non sentirti obbligata...la famiglia non dev’essere un domicilio coatto....sono i figli a lasciare in eredità qualcosa ai padri....nostra patria è il mondo intero,ma a volte anche quello è troppo piccolo....molto poco per ripagare la gioia che mi hai dato,venendo da noi...il tuo papà innamorato di te...”.
PP.SS. Il 28.4 sul medesimo quotidiano di cui sopra, per tutta la larghezza della pag.29, appare una striscia di cm 10 x 30 con la riproduzione della copertina del libro e l’annuncio di “ 2 edizioni in una settimana “ del libro. Idem il, 4.05 striscia di 11 cm ed il 9.5.08 di 8 x 10. Non male, proprio non male e chissà dove arriverà. Auguri . Ferdinando
?!? Ci penserò...domani!

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Tiziana
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Re: libri, libri, libri

#31 Messaggio da Tiziana »

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Un indovino mi disse

Nel 1976 un indovino cinese avverte Tiziano Terzani, corrispondente dello "Spiegel" dall'Asia: "Attento. Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare mai". Nel 1992 Terzani si sente stanco, dubbioso sul senso del suo lavoro. Gli torna in mente quella profezia e la vede come un'occasione per guardare il mondo con occhi nuovi. Decide di non prendere aerei per un anno, senza rinunciare al suo mestiere. Il risultato di quell'esperienza è un libro che è insieme romanzo d'avventura, autobiografia, racconto di viaggio e reportage.

Finito di leggere ieri! Un po lungo e poco scorrevole in alcuni punti secondo me,
ma carino. Soprattutto a chi è affascinato alla storia orientale
visto che fa parecchi cenni storici; ma anche culturali, religiosi.
Avevo già letto Un altro giro di giostra (mai finito).

Adesso vorrei passare a "La fine è il mio inizio" sempre di Terzani:
Tiziano Terzani, sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio Folco di cos'è stata la sua vita e di cos'è la vita: "Se hai capito qualcosa la vuoi lasciare lì in un pacchetto", dice. Così racconta di tutta una vita trascorsa a viaggiare per il mondo alla ricerca della verità. E cercando il senso delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che è stato, delinea un affresco delle grandi passioni del proprio tempo. "Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte." Un testo che è il suo ultimo regalo: il nuovo libro di Tiziano Terzani.
Qualcuno lo ha letto?
*****************
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Re: libri, libri, libri

#32 Messaggio da gandalf »

Dai su !! Le vacanze son finite: fuori i libri che vi siete letti !!! :) :)
Comincio io con una premessa: le recensioni non sono mie, ma i libri mi son piaciuti un sacco !!! :-D :-D

1° libro: "Gomorra" di Roberto Saviano

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Roberto Saviano documenta in maniera straordinaria con dovizia di dettagli il mondo della camorra e non solo. E’ uno studio attento e personale, una testimonianza emotiva, ma allo stesso tempo razionale di uno spaccato della società. Non si parla solo di Napoli o della Campania o del Sud; Gomorra è il motore del capitalismo, di tutta la società capitalista in Italia, così come in Europa e nel mondo intero. Il Sistema descritto da Saviano è il medesimo delle dottrine degli economisti classici con la libera impresa e la concorrenza selvaggia. E’ una inchiesta accurata e tagliente che mi ha posto dinanzi ad una realtà chiara e sorprendente. Una realtà che troppo spesso ho creduto di conoscere dalla cronaca, ma che invece, e questo libro ne è la prova, ha dei risvolti sconvolgenti e inimmaginabili. Potere e ricchezza, violenza e controllo capillare costituiscono l’architettura di questo enorme fenomeno dove lecito e illecito non hanno confine, dove principi giuridici, leggi, stato di diritto non esistono.
Gli stessi imprenditori che operano nella “legalità” hanno bisogno di manodopera a costo quasi zero procurata dal Sistema e non potrebbero perciò vivere senza di esso. Saviano dimostra così che l’illegale sta alla base di ciò che appare legale.
Il libro si apre e si chiude nel segno delle merci e del loro ciclo di vita. Merci tra cui abiti griffati, orologi, scarpe etc, che arrivano nel grande porto di Napoli per essere stoccate e poi occultate in palazzi svuotati di tutto appositamente. E poi le merci “morte” che provengono da tutta Italia e da mezza Europa, scorie chimiche e persino scheletri umani, abusivamente rilasciate nelle campagne campane ad avvelenare, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro sfarzose quanto assurde dimore.

E’ un racconto appassionato, un reportage acuto, un viaggio brutale e sconvolgente nel mondo della criminalità organizzata. Un’analisi inquietante su cui riflettere per cercare di comprendere fenomeni o eventi che sfuggono il più delle volte alla nostra attenzione perché crediamo non ci tocchino e perché abbiamo sviluppato l’erroneo pensiero che la mafia, la camorra, la ndrangheta, la sacra corona siano legati esclusivamente a certe aree geografiche dell’Italia. Un libro sul potere dell’economia, su questo nostro tempo, sui soldi e sulla condizione dell’uomo.
Una lettura impegnativa ma credo necessaria. Un libro come pochi


2° libro: "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano
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Nella serie infinita dei numeri naturali, esistono alcuni numeri speciali, i numeri primi, divisibili solo per se stessi e per uno. Se ne stanno come tutti gli altri schiacciati tra due numeri, ma hanno qualcosa di strano, si distinguono dagli altri e conservano un alone di seducente mistero che ha catturato l’interesse di generazioni di matematici. Fra questi, esistono poi dei numeri ancora più particolari e affascinanti, gli studiosi li hanno definiti “primi gemelli”: sono due numeri primi separati da un unico numero. L’11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43… A mano a mano che si va avanti questi numeri compaiono sempre con minore frequenza, ma, gli studiosi assicurano, anche quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatterà in altri due gemelli, stretti l’uno all’altro nella loro solitudine.
Mattia e Alice, i protagonisti di questo romanzo, sono così, due persone speciali che viaggiano sullo stesso binario ma destinati a non incontrarsi mai. Sono due universi implosi, incapaci di aprirsi al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano i loro abissi. Due storie difficili, due infanzie compromesse da un pesante macigno che si trascina nel tempo affollando le loro fragili esistenze fino alla maturità. Tra gli amici, in famiglia, sul lavoro, Alice e Mattia, portano dentro e fuori di sé i segni di un passato terribile. La consapevolezza di essere diversi dagli altri non fa che accrescere le barriere che li separano dal mondo fino a portarli a un isolamento atrocemente arreso.
Paolo Giordano descrive la parabola di queste due giovani esistenze attraverso parole commosse eppure lucidissime. Il tono del romanzo cresce non appena ci si inoltra nel racconto e nelle vite dei protagonisti. Anche la sintassi e la complessità della frase si evolvono a mano a mano che i due ragazzi crescono, guidandoci in un percorso che conduce lentamente verso significati più acuti. Le descrizioni quasi elementari dei primi capitoli, quando le vite di Mattia e Alice devono ancora incrociarsi, lasciano il posto a una profondità di pensiero imprevedibile e inaspettata. Il linguaggio si affina, le frasi si intrecciano, i pensieri si complicano.
La solitudine dei numeri primi è un romanzo che ci cresce tra le mani, che parte in sordina per esplodere nel finale, è un'opera delicata e terribile allo stesso tempo in cui, al posto degli adolescenti belli e perfetti che affollano le pagine dei romanzi contemporanei, emergono due protagonisti imperfetti e marginali.
I turbamenti e le cicatrici, i fallimenti mai confessati e l’incapacità di vivere quelli che normalmente sono considerati successi, insomma tutta l’umanità scartata dagli altri scrittori, entra nelle pagine di Paolo Giordano. Questo giovane fisico torinese, con la sua opera prima, sposta il baricentro del mondo verso l’angolo oscuro e disprezzato della società, facendo leva, come un moderno Galileo, sulla vita dei suoi ragazzi speciali.
L’ennesima dimostrazione della vivacità che caratterizza la generazione dei trentenni italiani, un esperimento ben riuscito che conferma una regola elementare: a volte basta spostare il punto di osservazione perché un altro universo ci esploda, meravigliosamente, tra le mani.


3° libro: "Vita da scapolo con cane" di Wilson David
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George Worth ha quarantanove anni, è un giornalista rude e scontroso che scrive una rubrica rude e scontrosa chiamata “Anti-style” nelle pagine di costume di un quotidiano. Detesta la moda, lo shopping, i cellulari, i computer, ma più di ogni altra cosa i giovani. La sua vita consiste nel lavoro, nelle serate trascorse sul divano davanti a un vecchio film con accanto Ben, il Labrador dei vicini, in un bicchiere di vino rosso al pub con i colleghi, giurassici come lui, e nel senso di colpa per la morte di sua moglie. Justin Smith alla rivista è l’ultimo arrivato. È sempre vestito all’ultima moda, non fa altro che parlare al cellulare con la fidanzata e navigare in rete alla ricerca delle nuove tendenze, ma più di ogni altra cosa è giovane. George e Justin non potrebbero essere più diversi, ma quando il ragazzo viene sbattuto fuori di casa dalla fidanzata e si trova in mezzo alla strada, l’unico ad accoglierlo sotto il proprio tetto è lo scorbutico e solitario George. Sarà una convivenza difficile, fatta di piccoli scontri e grandi manie, di confidenze su un nuovo amore e sui dolori presenti e passati, ma soprattutto di confronti sulle grandi domande della vita: lo shopping può risolvere ogni problema? Perché i boxer sono meglio degli slip? E infine, se la vita è un viaggio, chi diavolo ha scambiato tutti i cartelli?

Io ho fatto: ora tocca a voi !!

Ciao
Giorgio
... accompagnarti per certi angoli del presente che fortunatamente diventeranno curve nella memoria.
Quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente, ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.

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Silvia63
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Re: libri, libri, libri

#33 Messaggio da Silvia63 »

Ciao Giorgio kissing kissing kissing kissing
Baci anche a Dory kissing kissing kissing kissing

Io non so mettere le recensioni però vi posso segnalare le mie ultime letture:
"Pochi inutili nascondigli" Giorgio Faletti :arrow: bellissimo!
" L'eleganza del Riccio " Muriel Barbery (mi pare si scriva così :roll: ) :arrow: Bellissimo!
" Il casellante" Camilleri :arrow: Beh, qui deve piacere l'autore, io i suoi libri in dialetto siciliano li leggo sempre tutti, troppo forte!
" Era ieri" Enzo Biagi :arrow: commovente......

Anch'io ho letto Gomorra e anche visto il film.
Ho sentito parlar bene della solitudine dei numeri primi, credo che sarà la mia prossima lettura.

Vi lancio anche un consiglio generico, leggete Ammaniti, De Carlo e Volo, sono straordinari!

Un abbraccio, Silvia.
Sempre a piccoli passi, fino al raggiungimento delle nostre mete.

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zena
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Re: libri, libri, libri

#34 Messaggio da zena »

allora, io ho letto tantissimo. Non scrivo tutto altrimenti mi sopprimete...
Consiglio "La solitudine dei numeri primi", che vedo è già stato indicato.
Altro consiglio...letteratura per adolescenti :oops: : la trilogia di Philip Pullmann "La bussola d'oro", "la lama sottile" e "il cannocchiale d'ambra".
Poi mi sono riletta tutti i volumi di Harry Potter.
Ho riletto Marina di Malombra di Fogazzaro (ma confesso che la prima volta lo avevo adorato, ora lo ho trovato un po' noioso).
Ho letto tanto Camilleri, sia la serie del commissario Montalbano che altre opere.
Sto seguendo il mio sole, la speranza non mi lascia. Percorro la strada con lei, camminiamo mano nella mano. E le più piccole vittorie diventano grandi e fanno crescere la mia luce.

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Ferdinando
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Re: libri, libri, libri

#35 Messaggio da Ferdinando »

Io molto altruisticamente (dove mente ,voce del verbo mentire prevale au tutto il resto!) segnalo invece "Epistolario Oncologico" di uno sconosciuto autore meridionale di nascita ma inter-nazionale di adozione che tanto su(cesso) ha ottenuto su www.ilmiolibro.it e tanta beneficenza farà (se venderà!) a qualche associazione oncologica.Si accettano proposte e segnalazioni...benefiche dopo aver letto "l'anteprima di stampa"! Non male come autopromozione,si?Ferdinando.
Comunque mi riservo di contribuire a diffondere il nostro verbo e di quelli che non si arrendono mai e crepi chi deve!Ciao, e se potete sorridete anche delle str.....ate,anch'esse servono a rendere più sopportabili alcune giornate nate st...orte!
Ferdinando
?!? Ci penserò...domani!

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Re: libri, libri, libri

#36 Messaggio da laura »

Silvia63 ha scritto: " L'eleganza del Riccio " Muriel Barbery (mi pare si scriva così :roll: ) :arrow: Bellissimo!
L'ho letto anche io, e l'ho trovato veramente bello, mi è piaciuto un sacco.
La solitudine dei numeri primi l'ho acquistato, lo leggerò in vacanza!
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Libro

#37 Messaggio da alexreggio »

Un libro da leggere per chi vuole rendersi conto di cosa vuol dire ammalarsi o per coloro i quali (come me) si sono ammalati e hanno dovuto fare un trapianto di midollo è:

"Ritorno alla Vita" di Emilio Bonicelli



"Il cuore parla al cuore" , ven. Card. John H. Newman
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""Ci sono due cose bruttissime in questo mondo. La prima è una vita senza speranza. La seconda, ancora peggiore, una speranza senza fondamento" "

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Re: libri, libri, libri

#38 Messaggio da bstefano79 »

TITOLO: LA CASA DEL SONNO
AUTORE: JONATHAN COE
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Un caleidoscopio di invenzioni narrative e una girandola di personaggi ora commoventi ora comici, in un dormiveglia caotico che non conosce riposo. In "La casa del sonno" si racconta l'avventura di un gruppo di giovani. Da studenti, nei primi anni Ottanta, vivono tutti nella severa Ashdown: Gregory, che studia medicina e ha la mania di spiare il sonno altrui; Veronica, una lesbica volitiva, ultrapoliticizzata e appassionata di teatro; Therry, che dorme quattordici ore al giorno e da sveglio sogna di girare un film che richiederà cinquant'anni di riprese; Robert, romantico studente di lettere, che scrive poesie d'amore per Sarah; e Sarah, appunto, intorno alla quale girano le vicende di tutti gli altri. Dodici anni dopo, Ashdown è diventata una clinica dove si cura la narcolessia e nei sotterranei si svolgono oscuri esperimenti. E' un autentico "castello dei destini incrociati", dove si avverano sogni e si dissolvono visioni; dove c'è chi dorme troppo e chi troppo poco, chi ama sognare piuttosto che vivere e chi non vorrebbe perdere un solo minuto di vita nel sonno. E, mentre si interroga ossessivamente sul valore e il significato del sonno, l'eterogenea comunità di studenti, diventata adulta, inciampa nel malessere, nella follia e nelle comiche incongruenze della vita
E’ domenica e in bici con lui hai più anni e respiri l’odore
delle sue sigarette e del fiume che morde il pontile
si dipinge d’azzurro o di fumo ogni vago timore
in un giorno di aprile
(Quel giorno d'Aprile F.G.)

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Re: libri, libri, libri

#39 Messaggio da vespa72 »

Visto che si parla anche di libri per adoloescenti, eccovene tre molto carini (una trilogia) scritti da Isabelle Allende per i suoi nipoti ma che valgono per tutti.

LA CITTA' DELLE BESTIE L'avventura, la magia, il coraggio e l'amicizia tra i misteri e le meraviglie della foresta amazzonica. L'avvincente lotta di due ragazzi contro il male, l'ingiustizia, il dolore.
IL REGNO DEL DRAGO D'ORO I protagonisti de La città delle Bestie sono chiamati a combattere sulle cime innevate dell'Himalaya insieme a un lama, un giovane principe e agli yeti. Qui incontrano la ricchezza della spiritualità buddhista e affrontano una minaccia che potrebbe mettere in pericolo il futuro di un popolo antico, sapiente e pacifico.
LA FORESTA DEI PIGMEI Terza e ultima puntata della saga: nel cuore dell'Africa nera per salvare una tribù di pigmei dalla schiavitù

Buona lettura kissing

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Re: libri, libri, libri

#40 Messaggio da fiorella »

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si legge tutto d'un fiato

grande lezione di vita ... l'ultima ... del professore!
fiorella


Ci sono sofferenze che scavano nella persona come buchi di un flauto ... e la voce dello spirito ne esce melodiosa ...

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