anzitutto vi ringrazio molto per questa splendida comunità: prima di scrivere, ho letto molti post.
Chiedo anzitutto scusa se mi dilungherò, ma sono in stato di grandissima agitazione.
Nella prima settimana di aprile seguito di una banale sindrome parainfluenzale con febbre modesta prima, e febbre serale poi, la mia sorellina di soli 22 anni si è recata dal suo medico di base; costui ha rilevato dei linfonodi ingrossati a livello delle clavicole e le ha consigliato una ecografia del collo. Tale esame è stato sostenuto al San Raffaele di Milano questo lunedì 18 aprile. L'ecografista ha rilevato linfonodi molto ingrossati nella zona clavicolare (quasi 6 cm) di natura "probabilmente non flogistica". Lunedì stesso il medico di base ci ha invitato a contattare un ematologo.
Dopo una serie di telefonate ci è stato segnalato nella zona di Milano come nome di eccellenza il prof. Barbui, già primario di ematologia agli Ospedali Riuniti di Bergamo.
In data martedì 19 aprile abbiamo avuto la visita dal professore, il quale ha spiegato a mia sorella in modo molto diretto la probabilità di un linfoma. Potete immaginare il dramma che noi tutti familiari abbiamo iniziato a vivere. Il professore comunque ci ha subito indirizzati per gli esami del caso presso l'Ospedale di Bergamo, di cui ora è primario il dott. Rambaldi.
Gli accertamenti prescritti sono stati: 1) TAC con contrasto; 2) PET; 3) biopsia linfonodi; 4) biopsia osteo-midollare; 5) esami del sangue;
Oggi mercoledì 20 aprile sono stati eseguti i seguenti esami:
1) TAC toracica e addominale, che ha dato quale esito una massa a livello del mediastino di cm 8x6 oltre i suddetti linfonodi clavicolari sia a dx che a sx; pulito tutto il resto.
2) gli esami del sangue hanno rilevato una lieve anemia, una leggera diminuzione dei linfociti, VES leggermente alta, LDH a 480 (la scala dava come massimo 460);
3) la biopsia osteomidollare in via del tutto provvisoria e non ufficiale sembrerebbe essere negativa, cioè non contaminazione del midollo.
Nel pomeriggio abbiamo incontrato il dott. Rambaldi, il quale ha ritenuto estremamente urgente procedere a biopsia del linfonodo già domani mattina, con ricovero per mia sorella per sottoporla a terapia cortisonica per ridurle un po' la massa nel mediastino ed inizio di chemioterapia già da settimana prossima (!!!) sulla base delle risultanze della biopsia con conseguente stadiazione, che dovremmo avere già tra venerdì e sabato (ma di solito non ci mettono 15-20 giorni???).
Siamo preoccupatissimi: perché tanta fretta? Il prof. Barbui ci ha spiegato che teme una certa "aggressività" della malattia (che per lui non significa prognosi negativa, ma un intervento più precoce per evitare il propagarsi del tumore), in considerazione di una certa velocità del linfoma (alla visita dei primi di aprile il medico curante aveva rilevato linfonodi palpabili e reattivi, mentre quindici giorni dopo erano di quasi sei centimetri).
Potete immaginare il nostro stato d'animo e quello della mia sorellina. In 3 giorni ci siamo trovati dal vivere una vita serena ad un vero e proprio inferno.
Mi permetto di chiedervi: il prof. Barbui e il centro ematologico di Bergamo sono realtà di eccellenza o ci sono posti differenti e migliori in cui andare in Lombardia?
Perché tutta questa fretta nel voler eseguire tutti gli esami e partire subito con la chemioterapia? Di solito mi sembra che non serrino i tempi in questo modo.
Che inferno, è terribile vedere la sorella che tanto amo dover combattere da sola contro questo male. Che sconforto.
