francesca ha scritto:Dal sito dell'aimac:
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Buone le prospettive di guarigione per i linfomi
di Armando Santoro*
I linfomi sono tumori che originano dal tessuto linfatico. La certezza di questa malattia viene soltanto dall’analisi di un frammento di una linfoghiandola interessata (o di quest’ultima per intero) e, una volta posta la diagnosi, è necessario eseguire gli accertamenti che consentono di definire lo stadio (dal I al IV) del tumore.
In generale si distinguono due varianti, la malattia di Hodgkin e i linfomi non Hodgkin, che vanno curate in modo diverso.
Per quanto riguarda la prima, nelle fasi iniziali (I e II) 3-4 cicli di trattamento chemioterapico, seguito da una breve radioterapia limitata alle sedi inizialmente interessate, garantisce la guarigione nel 95% dei malati. Negli stadi avanzati (III e IV) è, invece, necessaria una terapia prolungata (6-8 mesi) associata sempre a radioterapia, con percentuali di guarigione più basse, 60-70%. Quando il primo trattamento non è risolutivo, si possono ancora utilizzare, con buone prospettive di successo, farmaci diversi da quelli impiegati inizialmente, seguiti da 1 o 2 cicli di terapia ad alte dosi con cellule staminali prese dal sangue (il cosiddetto autotrapianto di midollo osseo). Per quanto riguarda i linfomi non Hodgkin, vanno distinti due gruppi, ad alto e basso grado di malignità. Quelli meno invasivi insorgono in genere in perone anziane e sono associati ad una buona sopravvivenza anche senza terapia. Il dilemma maggiore nella gestione di queste malattie consiste nella scelta fra una condotta poco aggressiva (dall’astensione a blandi trattamenti chemioterapici per bocca) a terapie più energiche che vanno dall’autotrapianto di midollo fino al trapianto vero e proprio, soprattutto quando si tratta di persone giovani. Si stanno, comunque, mettendo a punto nuove strategie di cura (chemioterapici innovativi, anticorpi monoclonali, vaccini, minitrapianto) che potrebbero modificare radicalmente l’atteggiamento terapeutico nel prossimo futuro.
Nei linfomi non Hodgkin ad alto grado di malignità, l’atteggiamento terapeutico negli stadi iniziali consiste in una breve chemioterapia (2-3 mesi) seguita da una radioterapia localizzata con prospettive di guarigione del 90%.
Nei casi avanzati, l’approccio è più aggressivo sia come durata della cura (5-6 mesi), sia come intensità di trattamento e in alcuni sottogruppi si ricorre all’autotrapianto di midollo.
Comunque, nel complesso, per le persone colpite da linfomi maligni esistono ottime prospettive di guarigione.
* Dir. Dipart. Scienze onco-ematologiche Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI)
Prospettive di guarigione dei LH e dei LNH
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Prospettive di guarigione dei LH e dei LNH
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Accidenti mi dispiace averlo perso, però grazie Nicola, è sicuramente di aiuto sentirlo dire.
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Pubblicato su "Libero" di domenica 23 settembre:
Linfoma: primo passo riconoscere il più presto possibile la malattia
"Sono 5 i sintomi, spesso sottovalutati, da tenere sotto controllo - spiega il professor Franco Mandelli, illustre ematologo e presidente dell'AIL - Linfonodi ingrossati, sudorazione notturna, febbre persistente, prurito generalizzato, stanchezza continua e perdita di peso inspiegabile. Con l'individuazione e l'impiego degli anticorpi monoclonali che agiscono in modo mirato contro le cellule tumorali - prosegue Mandelli - si è giunti per la prima volta ad avere dei farmaci che, in associazione alla chemioterapia, migliorano sensibilmente il decorso clinico e le possibilità di cura consentendo ai pazienti di vivere più a lungo senza malattia e, in molti casi, di guarire." Ne sono un esempio i risultati ottenuti dall'introduzione del primo anticorpo monoclonale autorizzato per il trattamento del linfoma non Hodgkin, il Rituximab, dieci anni fa: da allora, la sopravvivenza dei pazienti colpiti dalla forma più aggressiva è passata dal 40% circa al 70%.
Linfoma: primo passo riconoscere il più presto possibile la malattia
"Sono 5 i sintomi, spesso sottovalutati, da tenere sotto controllo - spiega il professor Franco Mandelli, illustre ematologo e presidente dell'AIL - Linfonodi ingrossati, sudorazione notturna, febbre persistente, prurito generalizzato, stanchezza continua e perdita di peso inspiegabile. Con l'individuazione e l'impiego degli anticorpi monoclonali che agiscono in modo mirato contro le cellule tumorali - prosegue Mandelli - si è giunti per la prima volta ad avere dei farmaci che, in associazione alla chemioterapia, migliorano sensibilmente il decorso clinico e le possibilità di cura consentendo ai pazienti di vivere più a lungo senza malattia e, in molti casi, di guarire." Ne sono un esempio i risultati ottenuti dall'introduzione del primo anticorpo monoclonale autorizzato per il trattamento del linfoma non Hodgkin, il Rituximab, dieci anni fa: da allora, la sopravvivenza dei pazienti colpiti dalla forma più aggressiva è passata dal 40% circa al 70%.
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