Novità sul trapianto aploidentico

Domande e Messaggi ricevuti da utenti del forum , non catalogabili in nessuna delle aree disponibili riguardo le patologie Linfomi,Leucemie.

Moderatori: misterh, Fulvio, Sabrina

Rispondi
Messaggio
Autore
stef75
frequentatore
frequentatore
Messaggi: 75
Iscritto il: 10 apr 2010, 16:40

Novità sul trapianto aploidentico

#1 Messaggio da stef75 »

Pubblico un comunicato stampa appena arrivato per la stampa di settore su un tema che sicuramente potrà interessare parecchi.

“Le cellule Natural Killer: dal laboratorio alla cura di leucemie ad alto rischio”


Venerdì 25 novembre 2011 alle ore 17,30, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino in via Po 18 (1° piano), si terrà la seduta inaugurale dell'Anno Accademico 2011 - 2012 dell’Accademia di Medicina di Torino dal titolo “Le cellule Natural Killer: dal laboratorio alla cura di leucemie ad alto rischio”. Relatore sarà il professor Lorenzo Moretta (Direttore scientifico e del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova), che sarà presentato dal Socio dell'Accademia professor Giuseppe Poli. Le sedute sono pubbliche. Info: http://www.accademiadimedicina.unito.it.
Il trapianto allogenico di midollo osseo o di cellule staminali emopoietiche (CSE) è usato su larga scala nel trattamento di pazienti affetti da leucemie ad alto rischio. Ha il duplice scopo di ricostituire il midollo normale distrutto dalla chemioterapia e radioterapia e di esercitare un importante effetto anti-tumorale. Grazie a tale approccio terapeutico è stato possibile trattare con successo migliaia di pazienti. I primi trapianti di midollo sono stati eseguiti utilizzando, come donatori, familiari con antigeni di istocompatibilità HLA identici a quelli del paziente (fratelli o cugini primi). Successivamente, si è sopperito alla mancanza di un donatore familiare idoneo grazie all’utilizzo di donatori non correlati, compatibili per i principali antigeni HLA. Tuttavia, in oltre il 40% dei casi, non è possibile reperire un donatore compatibile (o reperirlo in tempo utile) con conseguenze drammatiche per i pazienti. La frontiera più recente ed avanzata del trapianto allogenico di CSE è rappresentata dal trapianto “aploidentico” (tipicamente il trapianto da genitore), nel quale donatore e ricevente differiscono per la metà del genoma e quindi anche degli antigeni HLA. Mentre nel caso di trapianti HLA-compatibili l’effetto anti-leucemico è dovuto ai linfociti T del donatore, nel trapianto aploidentico (in cui vengono eliminati tutti i linfociti T per evitare una gravissima reazione di rigetto contro l’ospite, GVH) l’effetto anti-tumorale è mediato dalle cellule natural killer (NK) derivate dalle CSE del donatore. Le cellule NK sono cellule dell’immunità innata, dotate di potente attività citotossica. Sulla loro superficie vi sono diversi recettori rilevanti. Alcuni di questi hanno attività inibitoria e sono specifici per antigeni HLA. In particolare, i KIR (scoperti dal nostro gruppo) sono in grado di riconoscere determinanti allotipici comuni a gruppi di alleli dell’HLA. Inoltre, ciascuna cellula NK possiede almeno un tipo di recettore in grado di riconoscere antigeni HLA propri (self). Questo meccanismo di sicurezza previene l’attacco delle cellule NK contro cellule self normali. La situazione può cambiare in caso di trasformazione tumorale o infezione da parte di alcuni virus. In queste condizioni è possibile che le cellule neoplastiche o infettate perdano antigeni HLA. Di conseguenza, le cellule NK non vengono più inibite (perché i loro recettori inibitori non interagiscono con HLA) e uccidono le cellule abnormi. Questo è un importante meccanismo di difesa da parte dell’immunità innata. In una combinazione allogenica, quale il trapianto aploidentico, è possibile che una sottopopolazione di cellule NK, originata dalle CSE del donatore, esprima KIR che non riconoscono uno o più alleli HLA del paziente. Sono proprio queste cellule NK, denominate “alloreattive”, a svolgere un ruolo fondamentale nell’eliminare le cellule leucemiche che residuano dopo la chemioterapia e la radioterapia somministrate prima del trapianto. Studi compiuti in anni più recenti dal gruppo di ricerca diretto dal professor Moretta hanno permesso di identificare, con un semplice metodo di immunofluorescenza, le cellule NK alloreattive. E’ da sottolineare che la loro percentuale può variare notevolmente in diversi potenziali donatori. Dato che è stato dimostrato come l’effetto anti-leucemico sia direttamente proporzionale alle percentuali di cellule alloreattive nell’ambito della popolazione NK, il suddetto gruppo ha selezionato, tra i potenziali donatori, quelli con percentuali più elevate di NK alloreattive. Abbiamo poi dimostrato che le cellule NK alloreattive, originate dalle CSE del donatore, si sviluppano anche nel paziente e acquisiscono una potente attività citotossica contro le cellule leucemiche. I risultati clinici hanno dimostrato chiaramente che i pazienti nei quali vengono generate percentuali elevate di cellule NK alloreattive, non hanno ricadute leucemiche e guariscono dalla leucemia. Inoltre raramente sviluppano GvH o rigettano il trapianto. Questi risultati sono un esempio paradigmatico di come risultati della ricerca di base possano essere trasferiti con successo ed in tempi relativamente brevi alla cura di gravi malattie.

Rispondi

Torna a “Quesiti Vari---Spostati da Chek In”